Adesso Pippo Battaglia vola nello spazio profondo, in quello stesso spazio che tanto aveva amato e di cui aveva scritto con passione e competenza. Il 13 marzo di due anni fa, il giornalista e divulgatore scientifico palermitano prendeva il volo per le stelle lasciando improvvisamente i suoi cari e lasciando a tutti noi una copiosa produzione scientifica e giornalistica.

Adesso vola Pippo Battaglia, vola dall’alto di quell’asteroide che nel 2011 l’Unione Astronomica internazionale ha deciso di intitolargli. Quell’asteroide – contrassegnato dal codice 184620 – che oggi porta il nome del giornalista palermitano, venne scoperto vent’ anni fa dall’ astronomo Silvano Casulli. Ma è stato Walter Ferreri a suggerire suggerito di chiamarlo Pippo Battaglia, per i meriti acquisiti dal giornalista palermitano nell’ambito della divulgazione scientifica.

Battaglia ha scritto più di dieci libri sul tema dell’astronomia. La sua è stata una firma prestigiosa, spesso affiancata in alcune opere a quella di scienziati di fama internazionale come Margherita Hack. Proprio con la prefazione della Hack, Battaglia ha affrontato uno dei temi più sensibili dell’attualità: l’intelligenza artificiale. Era il 2006 e quel testo può essere considerato il precursore di tanta saggistica in materia.

Battaglia ha creato la Targa Giuseppe Piazzi

Palermo ha dimenticato Pippo Battaglia? Probabilmente no, almeno del cuore dei suoi lettori e di chi gli ha voluto bene. A questa città, come alla comunità internazionale, Battaglia ha donato tanto. Basti ricordare che proprio a lui si deve l’istituzione, nel 1993,  del premio internazionale, la Targa “Giuseppe Piazzi”. dedicata alla figura dell’astronomo e presbitero Palermitano che oltre due secoli fa fondò l’Osservatorio Astronomico di Palermo.

A quel premio, proprio per la fiducia riposta nella competenza di Battaglia, presero parte le principali firme della ricerca scientifica di settore, da Margherita Hack a Jocelyn Bel, da Piero Angela a Mario Tozzi. Battaglia, con le sue opere e i suoi scritti, ci ha riflettere sull’immensità del cosmo, sulle sue regole e su tutto ciò che ancora non conosciamo. E le sue opere, come ad esempio il best seller “C’è vita nell’Universo?”, venne utilizzato come traccia per l’esame di maturità del 2010.