Lo Sport come volano di novità per il rilancio delle città e, complessivamente, del Paese, duramente colpito dalla pandemia. Lo sport come diritto costituzionale per accelerare la ripresa e dare beneficio diretto ai cittadini ed a chi opera nel settore. Mauro Berruto, ex commissario tecnico della nazionale italiana di pallavolo maschile, ora responsabile Sport del Pd nazionale, ne parla a BlogSicilia, ed in un’agorà intitolata “Sport strumento di rigenerazione della città” che si terrà questa sera alle 20 ai quattro Canti a Palermo, organizzata da Cleo Li Calzi responsabile Pnrr del Partito Democratico siciliano.
Cambiare il modello attuale di sport
Berruto da esperto del settore (con lui, tra il 2010 ed il 2015, gli azzurri del volley raggiunsero prestigiosi risultati come il bronzo alle Olimpiadi di Londra 2012 e due argenti consecutivi agli Europei 2011 e 2013), sottolinea la necessità di cambiare il modello attuale di sport. Non ha una ricetta ma parte da una “fotografia” rivoluzionata negli ultimi 2 anni a causa del Covid19.
“In realtà – sottolinea Berruto – c’è una fotografia che è cambiata dagli ultimi due anni che speriamo siano alle nostre spalle. Questi due anni hanno polverizzato una gestione dello sport delegato, quasi totalmente, al denaro privato. Intendo il denaro degli sponsor, dei piccoli finanziatori, dei mecenati ma prima di tutto quello delle famiglie che è quello che permette ai propri figli e figlie di fare attività sportiva e quindi alle società sportive di esistere”.
Sport di base più in sofferenza “È caduto un meteorite”
Il responsabile sport del Pd continua nella sua analisi parlando dello sport di base: “Mi riferisco principalmente allo Sport di base che è in questo momento più in sofferenza rispetto a ciò che è capitato. Su quel mondo e su quel modello è caduto un meteorite. Si è verificata una situazione che non è reversibile, né deve esserlo. Al netto, di tutto il disastro che la pandemia ha generato, deve essere l’occasione per costruire un modello nuovo”.
Interpretare lo sport come un diritto
L’ex ct della nazionale italiana di pallavolo parla poi dello sport come diritto. Un passo fondamentale per poter aprire circoli virtuosi in tutto il Paese. “Per cambiare un paradigma ci deve essere un passo fondamentale che è quello, finalmente, di interpretare lo Sport come un diritto. Se si identifica un diritto allo Sport quel diritto deve essere accessibile e fruibile da tutti i cittadini indipendentemente dal loro talento, dalla loro età”.
La parola Sport approda nella Costituzione italiana
Ed inoltre “C’è un lavoro molto avanzato, partito da un progetto oltre un anno e mezzo fa che è atterrato alla Commissione degli Affari Costituzionali al Senato. C’è un testo approvato all’unanimità di tutte le forze politiche per l’introduzione della parola sport nella nostra costituzione. Essendo stato approvato da tutte le forze politiche ha buone probabilità di farcela anche nei tempi che sono rimasti a questa legislatura”.
Non è una battaglia fine a sé stessa
Mauro Berruto la definisce una battaglia concreta. “Non è una battaglia metaforica o simbolica ma è veramente il tassello di un domino che se innescato determina che lo sport diventi un diritto esattamente come quello all’istruzione ed alla salute. La collocazione di questo testo è relativa all’articolo 33, un ponte tra il 32 (diritto alla salute e cure mediche) e 34 (all’istruzione)”.
Lo sport come un farmaco
Prosegue Berruto: “Si aprono due grandi temi perché lo sport ha dialogato poco col mondo della scuola e con quelle norme e potenzialmente gigantesco economico mondo che riguarda mondo che riguarda lo sport come un farmaco. Perché tale è. Al netto dei grandi campioni, delle vittorie, delle medaglie, le emozioni che abbiamo vissute dall’estate fino ai recentissimi giochi invernali. Esiste, però, un mondo dello sport molto più ampio che ha a che fare in maniera svincolata con la salute delle persone”.
Portavoce delle problematiche dello Sport
Si parla delle problematiche delle infrastrutture sportive. Non solo in città. “Quello delle infrastrutture sportive è un problema trasversale – dice – che va da Aosta a Lampedusa. Figlio di un modello che abbiamo avuto. Se non si innescano politiche pubbliche che abbiano la possibilità di interagire col mondo del privato che ha tenuto in piedi quel modello e che ovviamente dobbiamo ringraziare. La rete associazionistica importante ha fatto un lavoro gigantesco molto spesso fondato sul volontariato su persone che hanno speso risorse e tempo. È arrivato il momento di un modello nuovo”.
300 milioni per le ristrutturazioni delle palestre scolastiche
Si parla anche della ristrutturazione delle palestre scolastiche, altra situazione che vede l’Italia lontana da vette estere, come in Nord Europa o Stati Uniti. Mauro Berruto osserva: “Sulle infrastrutture dico due cose. La prima è che naturalmente sappiamo è in arrivo finalmente un discreto numero di milioni di euro che hanno due grandi obiettivi che si divide in due trance. Ci saranno 300 milioni a disposizioni delle attività delle ristrutturazioni delle palestre degli istituti scolastici. Ci saranno tante cose da sistemare. In generale, nel nostro Paese, questi luoghi che non sono straordinari rispetto a realtà estere come la Finlandia e non riusciremo a risolverlo in tempi brevi”.
E prosegue: “Ma se lo sport diventerà un diritto anche costituzionale i luoghi pubblici come le palestre scolastici dovranno essere accessibili. Purtroppo spessissimo verifichiamo ancora che le palestre scolastiche non sempre vengono concesse perché oggi esiste una norma che permette ai dirigenti scolastici di decidere quanto aprire le palestre all’esterno. Mi auguro che questo denaro che arriverà, che ha quella finalità, possa essere distribuito in maniera meritocratica a chi si impegna – usufruendo di quel denaro per migliorare la palestra della propria scuola – ad aprirla sul territorio alle realtà che ovviamente svolgono la loro attività in orario extracurricolare”.
Altri 700 milioni per progetti sportivi
I progetti sportivi, con un focus sul Sud Italia, per 700 milioni. “La seconda trance è più grossa, di 700 milioni che riprende il modello del bando “sport e Periferie” e mi auguro che ci sarà una bella progettualità con un occhio particolare per il Sud con la possibilità di costruire progetti sportivi che mettano al centro i tre valori: culturale educativo, inclusione (che è un termine ampio che include non solo i diversamente abili ma anche la parità di genere nello sport che è una chimera) ed il terzo è quello della salute”.
“Non si tratta solo di prevenzione”
E su quest’ultimo conclude: “Non è solo prevenzione quella che si fa attraverso lo sport ma è quello di far risparmiare denaro al servizio regionale sanitario. E quindi anche far fare attività a persone con patologie in corso come diabetici, cardiopatici, obesi o anche chi soffre di malattie depressive. Non è una mia opinione ma ci sono migliaia di pagine di taratura scientifica che dimostrano come il famoso euro investito in attività sportiva ne fa risparmiare a seconda delle patologie, anche 3, 3,5, 4 al servizio sanitario regionale. Quindi è un tema economico anche. Per questo servono politiche pubbliche perché quel denaro risparmiato serve per tutelare diritto fondamentale che è quello alla salute”.
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