Cambia il transito su ponte Corleone a Palermo ancora al centro di interventi e alla luce di quanto accertato sulla verifica della infrastruttura da parte della Icaro Progetti.

Il dirigente Sergio Maneri ha predisposto una nuova ordinanza con la quale per limitare la circolazione stradale istituisce sul ponte una sola carreggiata in entrambi i sensi di marcia. Sarà realizzata una strettoia con i new jersey , cordoli e guard-rail.

Il transito sui marciapiedi sarà vietato fino a quando non verranno ripristinate le barriere di protezioni. Il limite di velocità a 100 metri prima del ponto e dopo il ponte sarà di 60 Km/h. Gli interventi saranno realizzati dall’Anas.

Lo striscione apparso sul ponte Corleone

In questi giorni era apparso su un fianco del Ponte Corleone, a Palermo, uno striscione di circa 30 metri con su scritto «Non aspettate che crolli per dire che è stato un incidente. Non giocate con la vita della nostra gente».

Lo striscione è firmato dai militanti di Antudo Palermo e il riferimento è chiaramente alle notizie circolate ieri intorno alla perizia tecnica della società Icaro progetti, sulle condizioni del Ponte in viale Regione Siciliana. La perizia riporta ciò che è ovvio: il ponte si trova in una situazione critica e – addirittura – le due estremità del ponte sono molto delicate e fortemente degradate e sollecitate.

«Ma nonostante questo e nonostante il fatto che questa perizia ci fa scoprire l’acqua calda – riportano in una nota i militanti – quel ponte continua ad essere lasciato a se stesso. Cosa si aspetta, cosa aspettano l’amministrazione comunale, il governo regionale e quello nazionale a fare ciò che serve per mettere in sicurezza l’infrastruttura e quindi la vita di chi ci passa ogni giorno? Sono anni che si conoscono le condizioni di questo ponte, come si conoscevano le condizioni del Ponte San Bartolomeo di Alcamo Marina, crollato solo pochi giorni fa. Li per fortuna nessuno si è fatto male. Ma cosa succederebbe se all’improvviso crollasse il Ponte Corleone? Ce li immaginiamo i rappresentanti locali e nazionali pronti come sempre a rimpallarsi le responsabilità. Mentre noi dovremmo piangere i morti!

Oggi, più che in altre fasi storiche, i signori che prendono decisioni per noi dovrebbero avere la premura di mettere in sicurezza i nostri territori e invece si voltano dall’altra parte. Anche adesso che c’e l’occasione del PNRR – che ricordiamo essere finanziato con soldi nostri – i finanziamenti vanno altrove, nella digitalizzazione, nella farlocca transizione ecologica. E quindi alle multinazionali di Stato come Eni per continuare a inquinare e devastare territori; ma di metterli in sicurezza neanche a parlarne.

Nonostante le chiacchiere sul cambiamento, viviamo ancora in una società in cui coloro che vivono in territori marginali e impoveriti come il nostro, evidentemente vengono considerati sacrificabili. E questo non lo possiamo più accettare» concludono.

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