Pochi fondi dalla Regione per i parchi regionali. I sindaci della zona pensano alla fusione dei due enti in un unico parco nazionale. Nasce così il convegno per illustrare il progetto il “Parco nazionale delle Madonie e dei Nebrodi” si terrà a Castelbuono il 17 febbraio.

Si tratta del primo di quattro incontri fra le due zone per aprire un confronto e valutare l’ipotesi di unire e trasformare le due entità in un parco nazionale. Incontri organizzati dall’Amministrazione di Castelbuono, in collaborazione al Gal Nebrodi.

Il 17 febbraio quindi, vertice presso la sala conferenza “Don Lorenzo Marzullo” che si dividerà in due sessioni. Nella riunione mattutina interverranno oltre al sindaco di Castelbuono Mario Cicero, anche il primo cittadino di Rocca di Caprileone Bernadette Grasso, il geologo Fabio Torre.

La sessione pomeridiana, invece, si aprirà alle 15 con l’intervento del presidente del Gal dei Nebrodi Francesco Calanna, l’agronomo Pippo Licciardo, il sindaco di Santo Stefano di Camastra Francesco Re, il presidente del Gal Madonie Francesco Paolo Migliazzo, il presidente del Wwf Sicilia Pietro Ciulla e il presidente Uncem Nazionale Marco Bussone.

Legambiente Sicilia non prenderà parte al confronto

Al tavolo era stata invitata anche Legambiente Sicilia, previsto l’intervento nella sessione pomeridiana, che ha risposto declinando l’invito con una lettera firmata da Giuseppe Alfieri, presidente regionale dell’associazione. Una lunga missiva dove vengono spiegati i motivi della mancata presenza.

“Con riferimento al Vostro invito a partecipare al convegno del prossimo 17 febbraio 2023 – si legge – sulla proposta di parco nazionale delle Madonie e dei Nebrodi, a nome dell’Associazione che rappresento intendo con la presente ringraziare per il cortese invito, comunicando che come Legambiente allo stato non potremo partecipare”.

“Si rischia di banalizzare la costituzione di un parco nazionale”

La missiva prosegue: “A seguito di un confronto interno all’Associazione, ci pare che l’iniziativa, così come proposta, presenti alcuni aspetti di ambiguità e rischi di banalizzare la costituzione di un parco nazionale in sostituzione di un parco regionale, piegando questa eventualità non a caratteri di valutazione tecnica bensì a logiche di contingenza politica o, peggio ancora, solo in relazione alle fonti di finanziamento”.

Si legge inoltre: “La nostra Associazione è uno dei pochi soggetti che da anni si impegna affinché si istituiscano i parchi nazionali in Sicilia. E questo, a nostro avviso, coerentemente non può che avvenire innanzitutto a partire da un comune impegno per l’istituzione del Parco Nazionale dell’Etna, il più grande vulcano attivo d’Europa e uno dei pochi siti Unesco individuati per motivi naturalistici e già inserito tra le aree prioritarie di reperimento previste dalla L. 394/1991, oltre che dal dare compiuta attuazione alla Legge n. 222 del 29/11/2007 con l’immediata istituzione del Parco degli Iblei (definito da mesi) e successivamente di quelli delle Eolie e delle Egadi già previsti da oltre 15 anni dal legislatore nazionale”.

Le cause della crisi dei parchi regionali

Alfieri nella sua lettera racconta la denuncia dell’associazione sulla gestione dei parchi regionali che manca di prospettiva strategica: “In merito al futuro di Madonie e Nebrodi, di cui non sono in discussione i valori naturalistici, a nostro avviso si dovrebbe partire innanzitutto da ciò che ha determinato la crisi dei parchi regionali. Come Associazione da anni denunciamo che i parchi regionali sono stati trasformati in enti lottizzati ed in una sorta di grandi proloco senza più prospettiva strategica”.

Inoltre: “Riteniamo che chi è stato amministratore di questi enti o comunque protagonista di questa lunga stagione di snaturamento del ruolo dei parchi regionali, non possa oggi proporre un nuovo modello di governance come quello del parco nazionale senza partire prima da una piena autocritica su quanto successo negli ultimi 15 anni e senza individuare prioritariamente gli obiettivi da perseguire, che non possono essere certo quelli della maggiore disponibilità di risorse che lo Stato garantisce ai propri enti strumentali rispetto alla Regione”.

Prosegue: “Il sistema delle aree naturali protette (parchi nazionali, parchi regionali, riserve naturali, aree marine protette, siti della rete natura 2000) si tiene e va tenuto assieme anche per concorrere in modo coerente e coordinato al raggiungimento dell’obiettivo del 30% di territorio tutelato posto dalla nuova Strategia Europea sulla Biodiversità”.

“La scelta di sostituire parchi regionali con nazionali deve avere criteri”

“La scelta di sostituire ai parchi regionali dei parchi nazionali deve rispondere a precisi criteri di maggiore tutela dei territori e della natura presente, che nei contesti di Madonie e Nebrodi non sono attualmente rinvenibili: pensiamo al progetto dell’Osservatorio astronomico sulla Mufara in piena zona A di tutela integrale del parco delle Madonie, che pone numerosissimi elementi di crisi e di involuzione nella tutela della natura, o alla dorsale dei Nebrodi trasformata proprio dall’ente parco in una pista carrabile tutto l’anno con traffico motorizzato incontrollato che oggi raggiunge il cuore delle faggete poste nelle aree di massima tutela”.

Infine “Riteniamo che passi anche dal rifiuto pubblico e forte di progetti come questi una serie e credibile riflessione su ruolo ed efficacia dei parchi naturali anche nella eventuale prospettiva di un rafforzamento di queste politiche attraverso l’ampliamento della rete dei parchi nazionali in Sicilia”.