Manifesteranno domani, a partire dalle 9 davanti all’assessorato regionale alla Funzione Pubblica in viale Regione Siciliana, a Palermo, e timbreranno in quella sede, come atto simbolico di protesta, i loro cartellini. Sono i lavoratori precari dei Comuni di Carini (105 lavoratori) e Piana degli Albanesi (55) i protagonisti di un’iniziativa che proseguirà con un sit-in permanente.
Nel caso del Comune di Carini, il dramma sociale riguarda lavoratori precari che da 25 anni lavorano per l’ente locale. Ai quali, a causa del dissesto dichiarato il 30 aprile scorso dall’amministrazione, non è stato rinnovato il contratto di lavoro. Un articolo della Finanziaria regionale prevede lo stanziamento di un fondo destinato proprio a precari dei comuni siciliani in dissesto. Ma al momento questi soldi restano soltanto sulla carta in attesa dei trasferimento da Roma. Promessi entro fine giugno.
Se questi fondi tarderanno ad arrivare le ripercussioni saranno gravissime sia per i lavoratori e le loro famiglie che per l’erogazione dei servizi comunali ai cittadini, che subiranno drastici rallentamenti se non la paralisi.
Non meno grave è la situazione dei dipendenti precari del Comune di Piana degli Albanesi che, anche se non ha dichiarato il dissesto, non eroga da 8 mesi le retribuzioni ai lavoratori non stabilizzati. In assenza delle risorse economiche atteste dalla Regione, l’amministrazione comunale ha dichiarato in Prefettura di non poter garantire né gli stipendi dei precari, né ad oggi quelli dei dipendenti di ruolo (che sono in arretrato di circa 4 mesi).
La situazione dei lavoratori di Carini e Piana degli Albanesi, a breve potrebbero riguardare anche altre amministrazioni locali.
“Queste organizzazioni sindacali – sostiene Marcello Terzo, segretario regionale Cub Pubblico impiego – combatteranno contro questo gioco al massacro ed organizzeranno tutti i lavoratori precari affinché non debbano sperimentare sulla loro pelle quanto ad oggi sta accadendo ai colleghi dei suddetti comuni, consapevoli che il disegno tracciato dall’attuale classe politica è quello dei tagli incondizionati ed indiscriminati”.
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