Travalica i confini europei la polemica sulla sospensione della prof di Palermo accusata di non aver vigilato sugli studenti che hanno accostato, in un video, le leggi razziali al decreto sicurezza del Ministro Salvini. I docenti universitari italiani di Tunisia reagiscono al provvedimento disciplinare contro la Prof.ssa Dell’Aria. Lo fanno con una lettera aperta fatta pervenire a BlogSicilia
“Il giorno della memoria, una bella e virtuosa tradizione nelle scuole italiane per insegnare ai giovani che le frequentano che il tempo non cancella gli erramenti tragici del passato e che ricordare serve per non ricadere nelle stesse trappole del passato – scrivono i docenti universitari -. Aldilà del ricordo in quanto tale questa commemorazione ha un valore propedeutico per gli alunni perché non solo fa loro prendere coscienza come sia breve il passo che va dal sospetto, all’accusa, dall’accusa all’emarginazione, dall’emarginazione allo sterminio di chi si considera diverso ma li induce a riflettere su quello che sono, su quello che siamo oggi per non ricadere nelle trappole mortifere di un tempo che fu”.
I docenti universitari poi entrano nel merito del provvedimento specifico “La sospensione per 15 giorni della professoressa Rosa Maria Dell’Aria, colpevole di aver permesso ai suoi studenti di produrre un video che nel ripercorrere leggi inique del passato potessero trovare nell’attualità tracce e fermenti di un antico odio e tentare accostamenti tra le minacce dell’ieri con quelle dell’oggi, giuste o errate che siano, condivisibili o meno, costituisce, per noi tutti una gravissima offesa e torto inflitto non solo alla professione di docente ma alla libertà d’espressione e di coscienza in generale”.
“Il problema non sta nel fatto che si possa ripetere o meno la storia poichè sappiamo quanto sia mutevole e come le condizioni con cui un fatto si produce non sono mai le stesse ma non per questo non possono essere somiglianti e non meritare possibili accostamenti tra passioni di ieri e passioni di oggi. Questi germi la classe della professoressa li ha invidividuati nella discriminazione del diverso ieri gli ebrei oggi i migranti: è punibile accettare che dei ragazzi possano pensare che i diritti dell’uomo siano quelli di tutti gli uomini? E punibile un’insegnante che permetta ai suoi studenti di pensare e di esprimere che “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti.Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza( Primo articolo della Dichiarazione universale dei diritti umani, 1948)”?
La memoria deve essere il centro di tutto per i docenti “Non dimenticare il passato per non essere condannati a riviverlo scriveva Primo Levi ma se il passato non può servire da monito al nostro presente allora a che serve la memoria? Qualunque sia il nostro sentimento rispetto al lavoro degli alunni della professoressa la misura che l’ha colpita ferisce profondamente la nostra memoria, passata e presente poiché ne vanifica il suo senso ed il suo intento didattico per cui ribalteremo la citazione di Levi affermando che chi dimentica il presente rivive il passato.
Noi professori d’italiano all’estero siamo solidali della professoressa ingiustamente colpita nel cuore stesso del suo lavoro. Chi insegna lingua e cultura italiana in un paese straniero si sente mortificato da questa iniqua decisione e speriamo che il Bel Paese rettifichi questo provvedimento che non è all’altezza dei nostri valori fondamentali.
In rappresentanza.
La lettera è firmata da quattro docenti: Prof.ssa Silvia Finzi; Prof. Alfonso Campisi; Prof. Mario Sei e Prof. Makram Arfaoui
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