Delle innovative protesi per l’aorta che riducono notevolmente i rischi durante le operazioni. Medicina e tecnologia sempre più connesse per la salute dei pazienti. Nell’unità operativa di Cardiochirurgia del policlinico, diretta da Vincenzo Argano (nella foto a sinistra), su pazienti con dissezione dell’aorta sono state utilizzate delle protesi innovative. Consentono, in alcune condizioni, di riparare rapidamente l’arco aortico, riducendo così i rischi operatori. In questo modo l’ospedale Palermitano si pone al passo con le migliori strutture sanitarie in questo campo nel panorama nazionale.

Le protesi ibride sempre più utilizzate

La Cardiochirurgia dell’azienda ospedaliera universitaria esegue in emergenza circa 40 interventi l’anno per dissezione acuta dell’aorta di pazienti provenienti da tutta la Sicilia Occidentale. Una struttura che per evenienze simile è molto ricercata. “Nel nostro centro – spiega Argano – sempre più spesso vengono utilizzate protesi ibride. Queste presentano una componente vascolare ‘classica’ e una componente endovascolare con caratteristiche che permettono di trattare estensivamente tutta l’aorta toracica. Tutto ciò consente di ridurre in maniera significativa i rischi di complicanze e di mortalità ospedaliere spesso associate a tali interventi”.

Dove sono stati illustrati i dati

I dati sull’attività della cardiochirurgia del “Paolo Giaccone” sono stati presentati da Sebastiano Castrovinci (nella foto a destra), dirigente medico dell’unità operativa complessa di Cardiochirurgia. Lo ha fatto nell’ambito del “Dissection club Italia” dove sono state condivise esperienze e conoscenze su come migliorare il trattamento della dissezione acuta dell’aorta toracica.

Al passo con le migliori realtà sanitarie

“Siamo estremamente soddisfatti – commenta Argano – per la nostra inclusione a questo corso dall’elevato valore scientifico. Sicuramente ci gratifica che il nostro contributo clinico sia stato molto apprezzato, dimostrando come la nostra attività sia al passo con le migliori realtà nazionali. Sottolineo – conclude il cardiochirurgo – che tutto ciò non sarebbe stato possibile senza l’integrazione di tutte le professionalità afferenti alla nostra unità operativa e il supporto della nostra dirigenza strategica”.

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