• Sicilia ancora in zona arancione e ristoranti ancora chiusi
  • Cna Agroalimentare, Confartigianato Alimentazione e Casartigiani Alimentare criticano il decreto riaperture
  • In Sicilia “il quadro è ancor più complesso e restrittivo”

I provvedimenti contemplati dal decreto riaperture “ingiustificati e discriminatori”. E per la Sicilia lo sono ancor di più visto che l’Isola è una delle poche regioni rimaste nel limbo della zona arancione. Sono la Cna Agroalimentare, Confartigianato Alimentazione e Casartigiani Alimentare che non nascondono la propria delusione nei confronti del decreto varato dal Consiglio dei Ministri nei giorni scorsi.

Orari e condizioni penalizzanti

Il documento impone orari e condizioni che “continuano a penalizzare fortemente ristoranti, bar, gelaterie e pizzerie. E nel nostro territorio siciliano il quadro è ancor più complesso e restrittivo”, spiegano le tre associazioni di categoria dell’Isola. In Sicilia, infatti, la zona gialla è ancora un miraggio e lunedì non è scattata, così come in buona parte delle altre regioni d’Italia, la possibilità per le attività di ristorazione di accogliere i clienti a pranzo e a cena, seppur in aree all’aperto e fino alle ore 22.

Attività produttive non sono fonti di contagio

“Provvedimenti non accettabili, destinati ad appesantire ulteriormente una situazione economica già drammatica”, ribadiscono le tre associazioni datoriali secondo cui le attività produttive di riferimento, nonostante abbiano dimostrato di non essere fonte di contagio, subiscono limitazioni sempre più estreme e immotivate. Intanto cresce la tensione e si moltiplicano le mobilitazioni nei territori. “Esprimiamo contrarietà anche per “l’assenza d’indicazioni per le attività di catering ed eventi in occasione delle cerimonie civili e religiose, con un ulteriore gravissimo pregiudizio per le imprese. Soltanto dal primo giugno sarà possibile svolgere attività al chiuso, ma con l’incomprensibile limitazione delle ore 18, mentre sarà consentito praticare sport di contatto anche nelle ore successive. Confidiamo – concludono CNA, Confartigianato e Casartigiani – che il Governo possa porre rimedio all’attuale orientamento nei confronti delle attività di ristorazione che sono praticamente chiuse dall’ottobre dello scorso anno”.