“I teatri considerati alla stessa stregua delle sale Bingo”. E’ la denuncia dei sindacati che temono la fine di tutte quelle attività legate al mondo della cultura e dell’arte dopo lo stop imposto dal Dpcm del Presidente del Consiglio. Infatti in seguito al Dpcm appena firmato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che prevede tra i provvedimenti di contenimento del Covid-19 anche la chiusura dei teatri e delle sale da concerto, la Fials, Federazione Lavoratori Autonomi dello Spettacolo di Palermo, esprime la sua preoccupazione per la sopravvivenza di un settore che a causa di queste misure rischia un pesantissimo tracollo.

“Siamo rammaricati per come i teatri vengono considerati, ossia non un luogo di cultura ma di diletto e di svago, essendo stati equiparati alle sale bingo e non ai musei”, afferma Antonio Barbagallo, segretario della Fials di Palermo. “Inoltre – prosegue – notiamo che i luoghi di culto, che sono notoriamente centri di assembramento, in seguito a questo provvedimento resteranno aperti, cosa che invece non accadrà laddove si svolge un rito laico. Ci auguriamo di poter continuare con le attività lavorative, in prospettiva di una pronta riapertura al pubblico. La cancellazione di alcuni spettacoli, che potrebbe essere imminente, fa riapparire lo spettro di un riutilizzo della cassa integrazione, già ampiamente impiegata in questi mesi”.

Su questo punto insiste il sovrintendente del Teatro Massimo Francesco Giambrone, presidente dell’associazione che riunisce i teatri lirici italiani, dicendo che i teatri sono luoghi che è possibile mettere in sicurezza. “Avevamo fatto uno sforzo per riaprire inventandoci un modo nuovo di fare spettacolo ma ora questo sforzo è vano – dice Giambrone – Io capisco il momento drammatico ma i teatri sono luoghi che si possono mettere in sicurezza, per la modalità di fruizione, per la loro struttura fisica, e noi lo abbiamo fatto. E poi i teatri, in un periodo come questo sono un balsamo per l’anima, al pari delle chiese”. “Condivido, in questo momento così particolare – fa eco Barbagallo – le preoccupazioni espresse dal Sovrintendente della Fondazione Teatro Massimo, Francesco Giambrone, con il quale auspichiamo di trovare una soluzione che non danneggi ulteriormente i lavoratori della fondazione. In caso di cancellazione degli spettacoli, le nostre proposte riguardano la rimodulazione dell’ultima parte della stagione e l’attivazione dello smart working in vista di una auspicabile ripresa dell’attività”.