C’è dolore e sgomento alla cittadella universitaria di Palermo, nuovamente e tristemente teatro di un suicidio. L’ennesimo caso, purtroppo. Stamane un uomo di 47 anni è salito sul tetto dell’edificio 6 e si è tolto la vita gettandosi nel vuoto.
Pietrificati studenti e docenti che hanno assistito impotenti alla scena, che riporta alla mente gli altri drammatici gesti estremi compiuti in viale delle Scienze, tra i palazzi che ospitano le aule per le lezioni e le biblioteche e dove, inseguendo l’agognata laurea si progetta il futuro, ma anche dove tanti hanno deciso di farla finita.
Due anni fa, un ragazzo di appena 19 anni, Giuliano, matricola di Lettere e Filosofia, si lanciò da un terrazzo della sua facoltà perdendo la vita. Proprio nello stesso luogo dove nel 2010 si era ucciso Norman Zarcone, il dottorando di 27 anni la cui tragica fine accese i riflettori sullo smarrimento dei giovani che dopo tanti anni di fatica sui libri non riescono a vedere un futuro gratificante davanti a sé.
Prima di Norman, un altro ragazzo si era suicidato a Lettere, tanto che non furono pochi a parlare della ‘Facoltà della morte’.
Morti che non sono collegate in alcun modo ma che senza dubbio inducono a riflettere sulla scelta del posto in cui ‘congedarsi’ dalla vita. Migliaia i ragazzi che ogni giorno frequentano la cittadella universitaria – tra l’altro oggi in festa perché ci sono le lauree – tanti coloro che lì hanno deciso di togliersi la vita, in maniera plateale, davanti a tutti. Una morte cercata ed ‘esibita’, non certo per protagonismo – non potrebbe averne chi decide di ‘uscire dalla vita’ – bensì probabilmente per lanciare l’ultimo segnale di una profonda disperazione.
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