No al raddoppio Irpef per i palermitani. La campagna elettorale ormai in corso a fianco di uno scontro politicamente violento all’interno del Consiglio comunale spinge verso scelte che fanno tirare un sospiro di sollievo ai palermitani ma solo per qualche settimana. Senza il raddoppio delle tasse i bilanci comunali come si salvano?

Un patto per la città

“Esprimiamo nuovamente preoccupazione per la città, a causa del voto in Consiglio comunale che ha determinato la mancata presentazione del piano di riequilibrio del Comune di Palermo. Sebbene anche da noi sia stato considerato insufficiente, perché i 180 milioni di euro previsti sono pochi a fronte dei bisogni della città, il piano di riequilibrio è uno strumento propedeutico per evitare il dissesto finanziario, se accompagnato da altre intenzioni e azioni” dicono i segretari generali di Cgil Palermo Mario Ridulfo, Cisl Palermo Trapani Leonardo La Piana e Uil Sicilia Palermo Luisella Lionti.

“Noi – aggiungono Ridulfo, La Piana e Lionti – continuiamo a sostenere la necessità di un patto trasversale alle forze politiche e tra quanti si candidano a governare la città. Sosteniamo l’idea che occorre definire un Patto per Palermo, un accordo politico da costruire in primis con i cittadini e poi con il governo nazionale. Purtroppo, invece, prevale, e non da adesso, una politica del tanto peggio tanto meglio, che porta la città direttamente al dissesto con il paradossale effetto – che oggi il Consiglio comunale voleva evitare – del conseguente aumento delle tasse, della diminuzione dei servizi già gravemente insufficienti, di un generale peggioramento delle condizioni della qualità della vita dei palermitani e della incertezza futura per i dipendenti del comune e delle società partecipate”.

Una brutta notizia per i progressisti

Per il fronte progressista, candidato sindaco Franco Miceli in testa, la bocciatura dell’aumento delle tasse è una brutta notizia perchè “allontana l’approvazione dei bilanci, strumento indispensabile per garantire servizi e lavori pubblici, ma anche per tanti lavoratori e lavoratrici. Al di là del merito, molto complesso, della vicenda del piano di riequilibrio, non si comprende perché lo stesso Consiglio abbia prima approvato un piano di riequilibrio che prevedeva un aumento IRPEF per, poi, rifiutare la delibera conseguente e persino la possibilità di rendere il tributo proporzionale al reddito, consentendo così di non gravare sulle categorie più fragili. Chi gioca sulla pelle della città dovrebbe invece unirsi al grido di chi, come me e i gruppi della mia coalizione (PD, Movimento 5 Stelle e Sinistra Civica Ecologista più i movimenti civici), da settimane afferma l’insufficienza delle misure di sostegno decretate a Roma e la necessità di un impegno diverso e migliore da parte del Governo Centrale, se vogliamo rilanciare i servizi in città. Chi oggi ha bocciato la delibera IRPEF non dice dove prenderebbe i soldi per approvare i bilanci: così è troppo comodo ed è solo propaganda elettorale, che i cittadini sanno riconoscere”.

Fallito il blitz contro i palermitani

Per il candidato sidnaco e teoricamente capo dell’opposizione a palazzo delle aquile Fabrizio Ferrandelli, però, la missione contro la cittò è fallita: “Non ce l’hanno fatta: bocciata sia la delibera che la richiesta di rinvio”.  “E’ stato scongiurato un nuovo atto di irresponsabilità politica e amministrativa”, rimarca Ferrandelli che conclude parlando di ”ennesimo spettacolo indegno, giocato sulla pelle e le tasche dei palermitani”.

Allarme bilanci da tutte le grandi città italiane

Ma l’allarme ormai si estende a tutte le grandi città. Gli assessori al bilancio delle grandi città chiedono al governo risposte urgenti nel prossimo decreto emergenze, perché senza un intervento normativo molti bilanci di Comuni di ogni dimensione rischiano di andare in squilibrio: è quanto emerso durante la riunione degli assessori che – alla presenza del delegato alla finanza locale Anci Alessandro Canelli e del presidente della commissione Mauro Guerra – hanno fatto il punto sui problemi principali che affliggono i bilanci dei Comuni.

La protesta dei dieci comuni più grandi d’Italia

Gli assessori di Milano, Venezia, Bologna, Napoli, Bari, Reggio Calabria, Firenze e Genova chiedono per prima cosa l’integrazione dei fondi a sostegno del caro bollette, per almeno il doppio di quanto già stanziato, cifra già ad oggi del tutto insufficiente. Un incremento dei fondi viene chiesto anche sui mancati introiti derivanti dall’imposta di soggiorno, la cui compensazione è insufficiente con particolare riguardo alle città d’arte. Gli assessori inoltre, ricorda ancora l’Anci, “esprimono forte preoccupazione per l’impatto sulla spesa corrente dei costi per l’accoglienza dei profughi ucraini su cui il governo ha stanziato 428 milioni, di cui però nemmeno un euro è arrivato ai Comuni”. Sostegno viene chiesto anche per avere “una maggiore flessibilità per l’utilizzo degli avanzi di amministrazione, per far fronte alla coda dell’emergenza Covid e al caro bollette”. Infine, chiedendo subito l’avvio del processo di ristrutturazione del debito che i Comuni attendono da quasi tre anni e che dovrebbe portare benefici anche sui bilanci 2022-2024, gli assessori delle grandi città auspicano anche per quest’anno “il mantenimento del clima di fiducia tra Comuni e governo. Questo clima – ribadiscono – ha reso possibile affrontare efficacemente la pandemia e deve essere preservato di fronte a emergenze di grande portata, attraverso lo stanziamento immediato di almeno 400 milioni di euro e l’introduzione di ampie flessibilità nelle regole contabili”.