Ogni maledetta domenica. Al netto della citazione cinematografica, ogni weekend in casa Rap corrisponde ad una mini-emergenza. Dopo il ritiro della firma sui doppi turni e straordinari da parte delle sigle sindacali, gli itinerari dell’azienda di piazzetta Cairoli sono al limite. E quando, fra sabato e domenica, le forze di personale si riducono ulteriormente, a moltiplicarsi sono invece i cumuli di spazzatura che rimangono in arretrato nei contenitori o, peggio ancora, nei marciapiedi di Palermo.
Palermo torna ad essere invasa dai rifiuti
Dal centro alla periferia, i problemi rimangono sempre gli stessi. Ingombranti ad ogni angolo, sacchetti di rifiuti indifferenziati in zone nelle quali esiste il porta a porta o comunque la raccolta di prossimità e la solita migrazione di spazzatura dai comuni della provincia verso il capoluogo siciliano. Caos sul quale l’azienda si è già attivata per recuperare quanto rimasto in strada in diverse zone della città, ma per smaltire tutti i rifiuti presenti ci vorrà tempo. E’ chiaro però che, per risolvere il problema sul lungo termine, la soluzione rimane solo una: assumere. Una parola che è tornata nell’agenda politica anche di Palazzo delle Aquile, tanto che l’assessore all’Ambiente Pietro Alongi l’ha inserita fra le priorità su cui dovrà lavorare il tavolo tecnico permanente del Comume.
Ciò almeno sul fronte dell’assunzione dei 46 nuovi autisti. Elemento sul quale sono state completate da tempo le procedure concorsuali. Ben più ardua è la strada che porta all’inserimento dei 306 nuovi operatori ecologici, per i quali bisognerà trovare le risorse per colmare il relativo capitolo di spesa nel budget previsionale 2024. Da Palazzo delle Aquile si è aperto alla possibilità di assumere al momento circa 150 unità. Un panno caldo su un malato che ha perso 1000 dipendenti dal 2014 ad oggi.
L’Amministrazione convoca i sindacati
E l’Amministrazione prova a lavorare anche sul fronte dei rapporti istituzionali con i sindacati di Rap. Le sigle dei lavoratori di piazzetta Cairoli sono state convocate per una riunione a Palazzo Palagonia fissata per mercoledì 24 gennaio alle ore 16. All’ordine del giorno tutte le criticità manifestate dai lavoratori ormai da tempo. Una convocazione inviata ai sindacati ma non, a quanto pare, al management dell’azienda rappresentato dal presidente Giuseppe Todaro. Fatto che ha spazientito la Cgil che, per bocca del suo portavoce Riccardo Acquado, ha dichiarato: “I sindacati non giocano a tennis, padel, badminton o ping pong. L’azienda, data una riconosciuta personalità giuridica, deve essere rispettata e chiamata in causa nelle occasioni di confronto con l’amministrazione comunale. Del resto, i sindacati non sono gli “avvocati” della Rap“.
L’ombra di un possibile aumento della TARI
Ma a preoccupare non è solo la questione del personale e quella dei conti, sulla quale peraltro si è registrato il pagamento dei 21 milioni di euro da parte del Comune di Palermo verso Rap e relativi al credito vantato dall’azienda per gli extracosti sostenuti nel 2020. Soldi che la società Partecipata ha dovuto spendere per trasportare i rifiuti palermitani verso altre discariche dell’Isola a causa dell’esaurimento della VI vasca. C’è infatti un’ombra che aleggia sul futuro della gestione della raccolta dei rifiuti in città, ovvero un possibile aumento della TARI.
Nella seduta del 12 gennaio, il CdA di Rap ha approvato la previsione del piano economico finanziario, in base alle direttive tecniche imposte dalle deliberazioni ARERA e su quanto previsto dalla SRR di riferimento. L’atto, il quale dovrà comunque ricevere il via libera dal Consiglio Comunale, prevede un adeguamento della cifra richiesta per il biennio 2023-24, a causa di un’attualizzazione dei costi al netto dei tassi d’inflazione. Cifre che si traducono in un +4,5% per il 2023 e in un +8.8% per il 2024, mentre per il 2025 non dovrebbe esserci aumento.
Il “giallo” della tabella sulla TARI
Tradotto, c’è la possibilità che tutto ciò possa confluire in un aumento della tassa sui rifiuti. Il quantum non è stato ancora stabilito, in attesa del pronunciamento di Arera. Una richiesta di aumento già al vaglio degli uffici comunali e sulla quale la Cgil individua cause ben precise. “La città di Palermo paga, rispetto ad altre città capoluogo, una delle tari più economiche d’Italia e ha un tasso di evasione ed elusione elevato – ha sottolineato Acquado -. La decadenza della qualità del servizio, per giunta senza una adeguata gestione, è fortemente derivata da volontà politiche che si sono susseguite e che hanno ritenuto non mettersi in discussione per verosimili ragioni legate ad ottenere consensi populisti”.
I dati a cui fà riferimento l’esponente della Cgil sono quelli inseriti nel piano industriale 22-24 redatto dall’ex amministratore unico Girolamo Caruso. Tabelle nelle quali veniva fatto il raffronto fra la TARI media pagata a Palermo e il relativo compenso richiesto dagli altri capoluoghi di Regione nazionali, nonchè da quelli provinciali isolano. Dato replicato anche nei successivi documenti programmatici sottoscritti dal presidente Giuseppe Todaro ma che non ha influito, almeno per il momento, sull’andamento della tassa sui rifiuti in città.
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