Resta in carcere Gaetano Maranzano, il 28enne dello Zen, reo confesso dell’omicidio di Paolo Taormina, giovane gestore di un pub del centro di Palermo, ucciso sabato con un colpo di pistola alla nuca.
Il gip non ha convalidato il fermo eseguito dai carabinieri domenica, non ravvisando il pericolo di fuga, ma, accogliendo l’istanza della Procura coordinata da Maurizio de Lucia, ha disposto nei confronti del giovane la custodia cautelare in carcere.
Ha risposto parzialmente alle domande del gip
Il giovane ha risposto solo in parte al gip di Palermo. Davanti al giudice per le indagini preliminari ha ribadito quanto detto ai carabinieri e ai pubblici ministeri durante le fasi del suo fermo.
Nel carcere Pagliarelli dove si è svolto l’interrogatorio ha detto che la pistola calibro 9 con la quale ha sparato al giovane barman è quella trovata nel corso della perquisizione. Saranno gli esami balistici ad accertare se sia vero. Un gesto di rabbia visto che aveva importunato la sua compagna sui social. Si sarebbe sentito sfidato e preso in giro dalla vittima.
Lo aveva riconosciuto. Era lo stesso giovane che con falsi profili avrebbe fatto apprezzamenti sui social alla moglie. Una mancanza di rispetto. Ha impugnato la pistola e ha fatto fuoco. Non ha voluto fare i nomi di chi c’era con lui quella sera e non ha detto dove è stata trovata la pistola.
Le omissioni
Maranzano ha omesso di raccontare la lite precedente all’omicidio, quando un suo amico ha schiaffeggiato un cliente. Il reo confesso ha raccontato di avere avuto una lite verbale con Taormina durata parecchi secondi. Ed invece le immagini mostrano un “gesto fulmineo”.
Il ventottenne dello Zen sorprende alle spalle la vittima e fa fuoco colpendolo alla nuca. Infine la ricostruzione sul ruolo di eventuali complici è volutamente “estremamente lacunosa”. Nel pomeriggio si attende la decisione del gip.






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