La Corte di Appello di Palermo, ha revocato la misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza nonché la confisca di 500 mila euro disposta nei confronti dell’imprenditore agrigentino Davide Schembri. 50 anni, per contestazioni correlate all’esercizio abusivo di gioco e scommesse e truffa aggravata.

L’imprenditore è difeso  dagli avvocati Valentina Castellucci e Daniela Posante. La richiesta avanzata dalla Direzione investigativa antimafia era stata accolta in primo grado dal tribunale delle misure di prevenzione di Palermo, sulla base del presunto coinvolgimento dello stesso nell’inchiesta catanese denominata “Apate” e nel procedimento “Game over” di Palermo.

I giudici accogliendo il ricorso dei legali hanno disposto la restituzione dei beni e la revoca della misura di prevenzione della sorveglianza speciale con l’obbligo di soggiorno. Schembri è stato assolto con sentenza irrevocabile nel procedimento Game Over e nell’inchiesta Apate l’imprenditore non era stato indagato.

Game Over, oltre mezzo secolo di condanne per 16 imputati

Nell’ottobre del 2021, furono 16 le condanne e 9 le assoluzioni al processo in ordinario al tribunale di Palermo scaturito dall’operazione Game over, che mise in risalto un connubio tra mafia e imprenditoria per il controllo soprattutto delle attività collegate ai centri scommesse. Molto meno pesanti comunque le condanne rispetto alle richieste che erano state avanzate dalla Procura di Palermo che superavano i 130 anni. Il giudice del tribunale di Palermo, Massimo Corleo, ha comunque inflitto 59 anni e 6 mesi complessivi di pene.

La pena più pesante nei confronti di Benedetto Ninì Bacchi, imprenditore di 49 anni di Partinico, a cui sono stati inflitti 18 anni. Lui sarebbe ritenuto la mente dell’organizzazione che avrebbe preso corpo partendo da Partinico e si sarebbe estesa sino a Palermo ed anche oltre. Bacchi, secondo l’accusa, aveva in gestione un marchio di centri scommesse e con l’aiuto della mafia avrebbe fatto affari espandendo i suoi interessi.

Bacchi, attraverso i suoi legali Antonio Ingroia e Antonio Maltese, ha continuato sino all’ultimo a professarsi innocente sostenendo al contrario di essere stato vittima della mafia, taglieggiato e minacciato. La tesi difensiva è stata sempre impostata sul fatto che le intercettazioni sarebbero state mal interpretate dalla Procura.

Queste le altre pene inflitte: Francesco Lo Iacono (41 anni) a 4 anni; Maurizio Primavera, Fabio Lo Iacono e Francesco Paolo Pace a 3 anni e 4 mesi ciascuno; Salvatore Ingrasciotta a 3 anni; Antonio Pantisano Trusciglio a 2 anni e 9 mesi; Maicol Di Trapani, Antonio Grigoli e Alessandro Rosario Lizzoli a 2 anni e 8 mesi ciascuno; Diomiro Alessi, Domenico Bacchi, Vito Alessio Di Trapani e Giuseppe Italo Pecoraro a 2 anni ciascuno; Francesco Lo Iacono (45 anni) a un anno e mezzo; infine Francesco Regina a un anno.  Dichiarati invece assolti Fabrizio Noto, Agostino Chifari, Maurizio Cossentino, Salvatore Galioto, Francesco Porzio, Vincenzo Lo Curcio, Davide Schembri, Antonio Zicchitella e Giuseppe Grigoli.