Continua il processo Game Over che vede imputato Ninì Bacchi il quale cerca di affievolire le accuse nei suoi confronti. E’ stato sentito in aula Vito Galatolo. “Nelle intercettazioni – afferma rispondendo alle domande di uno dei suoi legali, l’avvocato Antonio Ingroia – Galatolo dice che se mi avessero fermato dopo essere stato visto con lui, lo avrei denunciato. In altre parole sarei stato un infame e penso che i mafiosi con la gente che li denuncia non ci vogliono lavorare e non ci lavorano. E manco chi li denuncia ci vorrebbe travagghiare, lavorare con questa gente”.

Bacchi, di Partinico, è imputato davanti alla quarta sezione del Tribunale, presieduta da Riccardo Corleo, a latere Giangaspare Camerini e Andrea Innocenti. Come si legge sul Giornale di Sicilia, il pm Amelia Luise ha rinunciato al suo esame e tocca all’ex procuratore aggiunto Ingroia e all’avvocato Antonio Maltese, che impegneranno ancora qualche udienza per cercare di dimostrare che Bacchi non mise le proprie aziende a disposizione della mafia. Bacchi è accusato di concorso esterno e di una serie di altri reati collegati, tra cui il riciclaggio e l’illecita concorrenza col metodo mafioso, risponde a distanza, dal carcere in cui è detenuto da quasi tre anni. Ha sempre negato di avere avuto rapporti con la mafia

L’operazione Game over è del febbraio 2018, gli arresti eseguiti dalla Squadra mobile furono 31. Benedetto «Ninì» Bacchi è ritenuto proprietario di un piccolo impero, fatto di 700 sale che si trovano in tutta Italia, sotto il marchio B2875. La sede è però a Malta, dove sono state pure svolte indagini dagli investigatori. Indagini contestate dagli avvocati Ingroia e Maltese, che parlano di insussistenza dei riscontri. Mentre Galatolo – sempre lui – sostiene che «Bacchi si è preso Palermo.

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