• Revocati gli arresti domiciliari per l’imprenditore Roberto Ginatta
  • Indagato per utilizzo indebito risorse destinate alla trasformazione dell’ex stabilimento Fiat di Termini Imerese
  • Il provvedimento all’apertura del processo
  • La soddisfazione degli avvocati

La revoca dei domiciliari per Ginatta

Il tribunale di Torino ha revocato gli arresti domiciliari all’imprenditore Roberto Ginatta, 74 anni, indagato nel capoluogo piemontese per l’utilizzo indebito di fondi statali destinati alla trasformazione dell’ex stabilimento Fca di Termini Imerese. Il provvedimento arriva a due giorni dall’apertura del processo. L’ordine di custodia cautelare era stato spiccato otto mesi fa.

La difesa aveva presentato l’istanza di revoca il 18 febbraio e la procura aveva dato parere favorevole. I giudici hanno sancito che non ci sono più esigenze cautelari.

“Siamo lieti della decisione del tribunale – dichiara l’avvocato Michele Briamonte, dello studio legale Grande Stevens, che difende l’imprenditore insieme al collega Nicola Menardo – che pone il dottor Ginatta in condizione di difendersi in libertà nel processo dalle accuse che gli sono mosse e che avremo modo di confutare”.

Le accuse

L’ex patron di Blutec è accusato di aver distratto 16 milioni di euro di fondi di Invitalia per il rilancio di Termini Imerese. I pm che coordinano l’inchiesta, Laura Longo e Francesco Pelosi, hanno dato parere favorevole alla scarcerazione il 19 febbraio.

Restano sotto sequestro i beni di Roberto Ginatta, una villa a Sestriere e una nel parco della Mandria dove però può continuare ad abitare.

Il rinvio a giudizio

Il gup del Tribunale di Torino, Ersilia Palmieri, ha rinviato a giudizio l’ex patron di Blutec, Roberto Ginatta, il figlio dell’imprenditore Matteo Orlando, e la segretaria aziendale Giovanna Desiderato.

Bancarotta, riciclaggio, autoriciclaggio e malversazione i reati ipotizzati. Secondo l’accusa, rappresentata dal pm Francesco Pelosi, Gianatta senior, difeso dall’avvocato Nicola Menardo, avrebbe utilizzato 16 milioni di euro di contribuiti statati per la trasformazione dell’ex impianto Fca di Termini Imerese, in “investimenti di stretto interesse della famiglia Ginatta”.

Inoltre avrebbe investito del denaro, parte dei proventi illeciti, in altre divisioni del gruppo. Il riciclaggio sarebbe avvenuto tramite la Due G Holding Srl del figlio. Ginatta, 73 anni, era stato arrestato il 18 giugno.

L’ex amministratore delegato Cosimo Di Cursi ha già patteggiato una condanna a tre anni e sei mesi. Durante l’udienza preliminare si sono costituite parte civile le società Invitalia e la Blutec. Una settimana fa è stata sequestrata la villa di Sestriere dell’imprenditore. I processo si aprirà il 24 febbraio.

Secondo le indagini della Guardia di Finanza Roberto Ginatta “avrebbe falsamente attestato – scrivono i finanzieri del nucleo Pef – alcuni dei presupposti per avere accesso ai fondi pubblici predetti, con particolare riferimento all’idoneità economico-finanziaria dell’azienda per condurre a termine la progettualità oggetto di finanziamento”.

L’ex presidente della società, ancora secondo quanto accertato dalle indagini coordinate dalla procura di Torino “ha commesso numerosi fatti di bancarotta fraudolenta nella gestione della Blutec Spa e della Metec Spa a mezzo di comportamenti dolosi, reati societari e gravi condotte distrattive del patrimonio tra le quali, in particolare, il prelevamento del capitale sociale, la distribuzione di dividendi generati solo da alchimie contabili e l’acquisto di biglietti e abbonamenti per le partite di calcio della Juventus – continuano i finanzieri – Ginatta è anche accusato di aver autoriciclato il profitto illecito derivante dalla condotta di malversazione a danno dello Stato in altre attività imprenditoriali e speculative (quali l’acquisto di titoli esteri, ovvero il trasferimento di tali provviste a favore di altre divisioni del gruppo); parte di tali somme, sono state riciclate attraverso l’utilizzo della Due G Holding Srl (successivamente denominata M.O.G. Srl), utilizzata sostanzialmente quale “cassaforte” degli indagati”.

A Matteo Orlando Ginatta e a Giovanna Desiderato viene contestato dalla procura di Torino il riciclaggio di oltre 500.000 euro realizzato attraverso la M.O.G. Srl. “A carico del primo è ipotizzato – continua la Guardia di Finanza – anche il concorso nella bancarotta fraudolenta della Metec Spa, in relazione all’operazione di acquisizione della Alcar Industrie srl, che ne ha aggravato il dissesto. Le indagini, coordinate dalla Procura di Torino, sono state svolte tramite l’ausilio di intercettazioni telefoniche, complessi riscontri finanziari, ispezioni, perquisizioni, consulenze tecniche e l’assunzione di informazioni da persone informate sui fatti. La Blutec Spa, la Metec Spa e la M.O.G. Srl sono state segnalate per responsabilità amministrativa degli enti dipendente da reato conseguente alle condotte di cui sopra”.

A marzo del 2019 la procura di Termini Imerese aveva ottenuto un analogo sequestro dei beni personali dei due manager, e l’arresto di entrambi, ma il tribunale del Riesame di Palermo aveva annullato i provvedimenti confermando solo il blocco dell’azienda Blutec e rilasciando gli indagati e i loro patrimoni. Ora l’inchiesta si è radicata per competenza a Torino e a luglio del 2019 il tribunale aveva emesso un provvedimento di sequestro di 16 milioni di euro.

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