L’emergenza rifiuti in Sicilia non è frutto solo della cattiva amministrazione ma dell’inquinamento dell’intero sistema di gestione prima ancora che dell’ambiente. E’ una conclusione forte quella della Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti che attacca, in questo modo, la gestione siciliana del sistema delle discariche. La commissione presieduta da Alessandro Bratti ha redatto un rapporto dettagliato di oltre 400 cartelle che riassumono un anno di audizioni e indagini dalle quali emerge come ancora attuale la capacità di infiltrazione delle criminalità nel sistema delle discariche. E sarebbe proprio questo a determinare la continua emergenza che garantisce alle eco mafie il proseguimento degli affari milionari.

Il sistema è così almeno dal 2002 ma non è stato scalfito neanche dall’attuale amministrazione – scrive la commissione – che poi auspica maggiore c comunicazione fra le procure italiane visto che sarebbero sempre le stesse società a gestire i rifiuti in varie parti d’Italia.

Intanto sul fronte emergenze la nuova ordinanza emanata dal presidente della regione non sembra risolvere le criticità dei giorni scorsi e i rifiuti continuano ad ammassarsi in strada nelle località balneari e di villeggiatura.
“Nell’ultima ordinanza permangono una serie di elementi di rigidità che stanno determinando in alcuni centri del trapanese, dell’agrigentino, dell’ennese e del nisseno, situazioni di emergenza e di serio rischio sul piano igienico-sanitario denunciano i sindaci guidati da Leoluca Orlando e Mario Emanuele Alvano, l’ordinanza presidenziale – dicono – concede possibilità significativamente inferiori all’esigenza. Questo non può che comportare un costante accumulo di rifiuti nelle strade che aumenta di giorno in giorno”.

“Alla luce di ciò – conclude il presidente dell’Anci Sicilia Orlando – è urgente che con tutti i comuni interessati si avvii immediatamente un confronto tecnico che consenta di individuare le soluzioni più idonee liberare le strade dai rifiuti “.

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”Sui rifiuti pronti a intervenire”

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