I giudici della Corte dei Conti hanno condannato Angelo Bellomo, ex capo centro della Direzione investigativa antimafia di Catania e oggi vicario della questura di Ragusa, a risarcire lo Stato 22 mila euro per le spese di un appartamento preso in affitto solo sulla carta e per missioni ritenute fantasma. La sentenza di primo grado è stata emessa dalla sezione giurisdizionale presieduta da Luciana Savagnone accogliendo le richiesta del procuratore Gianluca Albo.
Le indagini sono state eseguite dai finanzieri dei nuclei di polizia tributaria di Catania e Caltanissetta. Secondo quanto accertato dalle indagini l’ex capo centro della Dia non avrebbe mai abitato nell’appartamento in piazza Nettuno a Catania. Un alloggio di servizio per il quale aveva chiesto alla prefettura il rimborso di 16 mila euro. Altri 5 mila euro rimborsati sono stati contestati dalla Corte dei Conti per le missioni che Bellomo disse di avere effettuato nel 2013. Risultava essere stato in giro per alcune città siciliane.
In realtà, ed ecco la contestazione dei pm ordinari e contabili, le missioni sarebbero state “attestate falsamente”. “L’analisi dei tabulati e dei ponti radio aggancianti al telefono di servizio, in uso esclusivo al dirigente, inoltre – si legge nella sentenza – aveva dimostrato che nei giorni indicati nelle domande di rimborso, l’interessato non si trovava nelle località in cui aveva dichiarato di essersi recato in missione”.
Bellomo si è difeso affermando che “il locatore, cui aveva, in effetti, pur senza fruire dell’alloggio a causa del precario stato di salute della moglie, pagato tutti i canoni dovuti, si era approfittato della propria buona fede”. Mentre nel caso delle missioni, ha detto di avere “dovuto firmare un ingente numero di fogli di autorizzazione, riguardanti anche i propri sottoposti, a distanza di tempo dallo svolgimento delle stesse, facendo involontariamente confusione”.
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