“Uno sfregio per la città e modello diseducativo per i giovani” è per Vincenzo Figuccia la decisione del comune di Palermo di procedere all’abbattimento di una parte dei 200 pini che costeggiano via Ugo La Malfa a Palermo. Le piante creerebbero, secondo gli uffici del capoluogo, precarie condizioni di sicurezza per i cittadini. Dietro alla decisione ci sarebbe anche una sentenza del tribunale di Palermo che ha condannato il comune al risarcimento dei danni causati dalle radici degli alberi all’interno di una struttura privata.

Sulla questione sono diverse le voci che già si sono levate, tra cui il consigliere comunale Paolo Caracausi e la sezione nord occidentale del WWF. “La decisione presa dal  Comune di Palermo, relativa all’abbattimento di duecento alberi di pino situati lungo via Ugo La Malfa, oltre ad essere anacronistica, rappresenta uno sfregio per la città ed un modello diseducativo per i giovani”. – A dichiararlo è Vincenzo Figuccia deputato dell’ Udc all’ Ars e leader del Movimento CambiAmo la Sicilia.

“Negli ultimi mesi proprio i giovani, infatti, hanno dato prova di grande maturità, (a differenza degli amministratori comunali), scendendo in piazza – prosegue Figuccia – per difendere l’ambiente contro il riscaldamento globale ritenuto una minaccia esistenziale a medio termine per la civiltà umana”
“Il verde cittadino, ed in questo caso gli alberi storici di via Ugo La Malfa, debbono essere salvaguardati e difesi da un tale insensato provvedimento, sia perché utili nel dare sollievo ad automobilisti e pedoni nelle torride giornate di sole, sia e soprattutto – continua il Deputato -perché sono il simbolo della salvezza da cui passa il futuro delle nuove generazioni che, meriterebbero più rispetto e
considerazione da parte delle Istituzioni”.

Il parlementare regionale chiedo lo stop al provvedimento. “Ritengo opportuno fermare questo scempio, – conclude Figuccia – a tal proposito sosterrò ogni forma pacifica di disubbidienza da parte dei palermitani che vorranno contestare la decisione adottata dal Comune”.