Porta la data del 4 ottobre ed è firmato dal Direttore generale delle Finanze Fabrizia Lapecorella e dal ragioniere Generale dello Stato Daniele Franco. E’ il decreto pubblicato alla fine della scorsa settimana sulla Gazzetta ufficiale Italiana e che, dunque, è già in vigore, che dispone, anche per il 2018, che sia lo Stato ad incassare e trattenere il gettito fiscale derivante dalle maggiori entrate anche delle Regioni a Statuto Speciale e dunque anche della Sicilia.

Nonostante le trattative in corso e le proteste di Palermo per il fatto che il contributo al risanamento della Finanza Pubblica da parte della Sicilia sia troppo elevato e di fatto insostenibile oltre che superiore perfino al contributo delle regioni a Statuto ordinario, lo Stato ha proseguito per la sua strada e incamererà nel 2018 le stesse risorse del 2017 o forse addirittura qualcosa in più. I conti non sono stati ancora fatti ma fra contributo al risanamento, extrabudget fiscali (di cui a questo decreto), contributo imposto alle ex province, tagli ai trasferimenti agli enti Locali, la Sicilia perde circa 1 miliardo e 800 milioni di euro.

Ma non tutte le regioni a Statuto Speciale sono uguali. Per il Trentino Alto Adige questo decreto non basta, sarà necessario un decreto del Ministro dopo un accordo con la Regione (gli altri subiscono e basta) mentre in Sardegna il decreto vale solo per il calcolo della ripartizione visto che il sistema di compartecipazione fiscale è diverso.

Per la Sicilia, invece, pagare e sorridere, anzi solo sorridere visto che lo Stato incassa direttamente e i soldi non ci passano nemmeno dalle tasche della Regione.

La buona notizia è che si tratta dell’ultimo anno di ‘prelievo forzoso’ ma questo non per effetto di trattative e proteste. La legge che autorizzava questo ‘scippo’, infatti, aveva un arco temporale di operatività al massimo di cinque anni a partire dal 2014 e dunque il 2018 è l’ultimo anno fiscale di applicazione. A meno che il governo gialloverde non voglia dar vita ad un altro provvedimento analogo o similare in futuro.

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