Confcommercio Palermo esprime preoccupazione per l’imminente scadenza che riguarda la proroga del regolamento dei cosiddetti “dehors”, previsto per il prossimo 30 aprile. Sono diverse le prescrizioni del vecchio regolamento che non convincono Confcommercio Palermo, a partire dall’obbligo di montare e smontare le strutture tra le ore 20 e l’1 di notte nel centro storico e nelle borgate marinare, la qual cosa non permette ai ristoratori di lavorare a pranzo.
“Chiediamo la differenziazione del sistema sanzionatorio tra chi è abusivo e chi è autorizzato – spiega Antonio Cottone, presidente Fipe Confcommercio Palermo – allo stato attuale non è così perché di fronte alla Polizia municipale siamo tutti abusivi, Inoltre, chiediamo che il provvedimento di concessione per il suolo pubblico venga effettuato attraverso la trasmissione di una semplicissima Segnalazione certificata di inizio attività (Scia), la qual cosa permetterebbe di snellire ed accelerare l’iter burocratico. Apprezziamo – aggiunge Antonio Cottone – la buona volontà da parte di diversi consiglieri comunali che hanno mostrato di comprendere a fondo le ragioni delle imprese palermitane e che quindi si stanno adoperando per bruciare i tempi. Confidiamo nella sensibilità dell’Amministrazione comunale e del Consiglio comunale perché si arrivi quanto prima alla definizione del tanto agognato regolamento”, conclude Cottone.
“Siamo in un situazione paradossale – dice Patrizia Di Dio – perché proprio nell’anno di Palermo capitale della cultura, che rappresenta una occasione straordinaria, siamo arrivati in piena stagione di lavoro all’emergenza, con l’imminente scadenza a cui bisogna porre soluzioni. Intanto, nei mesi appena trascorsi è scattato il panico tra chi si occupa di ristorazione a vario titolo. Speriamo che entro il 30 aprile si possa finalmente avere il nuovo regolamento accelerare. In questi mesi, tutti abbiamo profuso il nostro impegno per dare un contributo al testo, adesso riteniamo che il Consiglio comunale debba fare la propria parte per dare risposte per dare risposte ai 1.690 pubblici esercizi e ai circa 7.000 operatori del settore che hanno bisogno di certezze sulle regole entro cui lavorare ed investire”, conclude Patrizia Di Dio.
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