L’idea originale era quella di aumentare i compensi dei presidenti delle Partecipate “strategiche”, quelle che gestiscono servizi essenziali. Aumenti che si potessero legare all’andamento del mercato e che riguardassero solo presidenti o Amministratori delegati e non l’intero consiglio di amministrazione. Questo per attrarre manager competenti e qualificato che diversamente preferiscono le aziende private in grado di offrire guadagni ben diversi. Questo perché con gli attuali stipendi quei posti restano solo dei “sottogoverni” e non si può puntare ad amministratori di fascia alta.

Ma per le opposizioni sarebbe stato uno scandalo. I ruoli sarebbero rimasti di sottogoverno, solo pagati di più

Maggioranza battuta a voto segreto

Così, senza norma mancette ne altri provvedimenti che potessero frenare l’opposizione, dai banchi di sinistra è partita la bordata: nel segreto dell’urna passata 39 a 16 l’emendamento soppressivo dell’articolo uno del disegno di legge in trattazione.

A proporre la norma sulle partecipate era stato l’assessore regionale all’Economia, Alessandro Dagnino, ma non tutti nella maggioranza l’avevano condivisa e il voto segreto lo dimostra. In aula, infatti, non c’erano 39 esponenti dell’opposizione (a dire il vero neanche se fossero stati presenti tutti i 70 deputati si sarebbero mai messi insieme 39 esponenti dell’opposizione) e dunque i franchi tiratori si sono espressi anche stavolta.

Esultano le opposizioni, “impedita al vergogna”

“Abbiamo impedito una vergogna!” tuona Michele Catanzaro, capogruppo del Pd all’Ars. “La Sicilia – ha detto Catanzaro intervenendo in aula – affonda tra conti pubblici in rosso, sanità allo sbando, siccità. Per non parlare dei disegni di legge importanti che da mesi attendono di essere discussi e il centrodestra tiene nel cassetto. Eppure per il governo e la maggioranza qual è la priorità? Aumentare gli stipendi dei vertici delle partecipate! Una proposta imbarazzante che il Pd e le opposizioni hanno contrastato fin dal primo momento, ottenendo la bocciatura da parte dell’aula”.

La battaglia dei 5 stelle

I primi a lanciare pubblicamente questa crociata erano stati i 5stelle:“Niente regalo ai trombati della politica. Oggi la maggioranza di Schifani è andata in frantumi, letteralmente ridicolizzata dal voto segreto che abbiamo chiesto noi, e finito 39 a 16. Ha pagato la propria superbia e presunzione, dando la priorità a un disegno di legge vergognoso in un momento tragico per la Sicilia, con la sanità allo sbando, la siccità nuovamente alle porte e il caro bollette che strangola i cittadini. E tutto ciò solo per premiare i trombati della politica che finora hanno brillato, quasi ovunque, solo per incapacità, inadeguatezza e incompetenza” dice il capogruppo  Antonio De Luca.

Dipasquale difende il voto segreto

“L’Aula ha impedito, grazie al voto segreto, spesso criticato, l’aumento dell’indennità per i vertici delle società partecipate. Un grande risultato che impedisce anche l’aumento della spesa pubblica, cosa che, in questi anni, la maggioranza, ha fatto a dismisura” dice, invece il deputato del Pd all’Ars Nello Dipasquale.

“Le partecipate sono state gestite in maniera disastrosa e la maggioranza pensa di aumentare le indennità a chi le gestisce – ha aggiunto Dipasquale -. Per fortuna l’Aula ha bocciato questa norma ed il voto segreto ha permesso ai deputati di maggioranza di essere liberi e non controllati, votando in piena libertà e autonomia”, ha concluso il deputato Nello Dipasquale.