Erano tutti nel suo stesso partito, quello del presidente della Regione siciliana dimessosi per la vicenda mediatica dei cannoli e poi condannato per favoreggiamento ad un uomo della mafia, Totò Cuffaro.

Oggi, dopo che Cuffaro ha scontato la sua pena, litigano fra loro nel nome di Cuffaro. E’ polemica sulla concessione e sul successivo diniego in corso d’opera di una sala del Parlamento siciliano per la presentazione del libro di Cuffaro sulla situazione delle carceri e per ospitare il dibattito proprio sulle carceri italiane.

A concedere in un primo tempo e a negare poco prima dell’evento la sala è stato il Presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, Udc. A contestargli questa decisione è il deputato di Ala Saverio Romano, ex Udc, che firma la sua lettera di richiesta di chiarimenti come avvocato.

“Illustre Presidente – scrive Romano – leggo,  stupito,  dalla stampa palermitana di oggi che,  nella giornata di ieri, si è tenuto un incontro presso l’ Istituto Padre Annibale di Francia sul tema annoso dei diritti dei detenuti , anziché nei locali dell’assemblea regionale siciliana che Ella aveva all’uopo concesso su richiesta dell’ organizzatore”.

“I quotidiani palermitani oggi sostengono – continua Romano – che Ella abbia revocato tale concessione per la presenza al convegno dell’ ex presidente della regione Salvatore Cuffaro. Conosco la Sua sensibilità ed immagino che Ella stia immediatamente dissipando tali velenose ricostruzioni con una sua nota stampa di chiarimento”.

“Comprenderà che da parlamentare di questo paese – aggiunge – non potrei che censurare comportamenti volti a discriminare il “cittadino Cuffaro”  in quanto ex detenuto così come per qualsiasi altro cittadino che abbia pagato il suo debito con la giustizia. Sicuro di un Suo riscontro la saluto”.

La risposta di Ardizzone non ha tardato ma il tenore è molto diverso da quanto auspicato da Romano ““Le confermo che la revoca della concessione per l’utilizzo della sala Mattarella per un incontro sul tema dei diritti dei detenuti è avvenuta per mia espressa volontà – scrive Ardizzone – Converrà con me, visto che anche Lei riveste un ruolo pubblico e quindi ha responsabilità nei confronti di tutti i cittadini e delle Istituzioni, – continua – che in una sala prestigiosa del Parlamento siciliano, di recente intitolata a una vittima di mafia come il presidente della Regione Piersanti Mattarella, sarebbe stata inopportuna, e certamente equivoca, la partecipazione di un relatore condannato per favoreggiamento aggravato a cosa nostra”.

“Nessuna discriminazione, quindi – prosegue Ardizzone – nei confronti di una persona che ha pagato il suo debito con la giustizia, ma una scelta di tutela verso l’Assemblea regionale siciliana e di quanti, a vario titolo, avrebbero potuto sentirsi confusi o peggio feriti da una decisione diversa”.

“Come rappresentanti pubblici – conclude il presidente dell’Ars – abbiamo il dovere morale di non trasmettere messaggi ambigui che possano ledere l’onore e il decoro delle Istituzioni e confondere i cittadini. La lotta alla mafia è fatta anche di segnali chiari e inequivocabili”.

E pur non essendo stato un Udc non poteva mancare l’intervento di Gianfranco Micciché, commissario di Forza Italia e già presidente dell’Ars, ruolo dal quale non fece mancare attacchi al Presidente della Regione Cuffaro “Sono certo che la scelta di Ardizzone non sia una scelta politica – dice Micciché – che sarebbe eticamente meschina. Immagino che qualcuno, nei suoi uffici, gli abbia suggerito questa follia, per una qualche oscura motivazione, regolamentare o giuridica, che però mi sfugge. Quello che appare in questo momento è che il Presidente dell’Assemblea regionale siciliana è stato capace di far diventare il Palazzo dei normanni, dalla notte dei tempi luogo d’integrazione ed accoglienza, il Palazzo dell’esclusione”.