Il gruppo del Pd non si era ancora costituito e dunque, formalmente, non è stato possibile calcolare le rappresentanze di maggioranza e opposizione nell’Ufficio di Presidenza. Per questo motivo il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè ha deciso, poco dopo le 16 di oggi, di rinviare la votazione e aggiornare il prosieguo della seduta a domattina alle 10.
Non si è votato, dunque, oggi all’Ars per eleggere i tre deputati questori e i tre deputati segretari che completeranno l’ufficio di Presidenza composto già dal Presidente Gianfranco Miccichè, dal vice presidente vicario Roberto Di Mauro e dal secondo vice presidente Giancarlo Cancelleri.
Alla base di tutto c’è sempre lo scontro in atto all’interno del Pd che ha ritardato la costituzione del gruppo con Antonello Cracolici che ha congelato la propria adesione. Una formalità che in tanti speravano Miccichè superasse forzando il regolamento d’aula.
Ma il Presidente ha deciso di applicare pedissequamente il regolamento forse anche perchè la mancanza di un accordo nel Pd e le trattative in corso fra pezzi del Pd e pezzi dei 5 stelle per uno scambio di voti sono tali da non consentire uno svolgimento regolare della votazione.
Si sarrebbe rischiato, insomma, il colpo di mano che avrebbe potuto portare a sedere sulle poltrone dell’Ufficio di Presidenza un numero di deputati che non corrisponde esattamente agli equilibri di sala d’Ercole.
Più tempo, dunque, alle trattative in corso alla ricerca di una quadratura del cerchio. E la scelta di Miccichè è stata subito premiata visto che il Pd ha deciso di proseguire nelle proprie trattative interne ed è riuscito a costituire il gruppo anche se le tensioni non sono ancora sopite: tutt’altro.
Così Giuseppe Lupo, 51 anni, alla terza legislatura è stato eletto presidente del gruppo parlamentare Pd all’ARS con sei voti su nove deputati presenti. Alla riunione di gruppo hanno assistito anche il segretario regionale del Pd Fausto Raciti ed il Presidente dell’Assemblea regionale del Partito Giuseppe Bruno
“Lavorerò per l’unità del gruppo parlamentare e del Partito Democratico all’Ars. – ha detto Lupo – E’ questa la principale richiesta degli elettori del Partito Democratico, alla quale tutti abbiamo il dovere di dare risposta positiva sin dall’inizio di questa nuova ed impegnativa legislatura “.
“L’auspicio – ha detto il presidente del partito Giuseppe Bruno – è che con l’elezione del capogruppo si chiuda una fase difficile e si avvii un percorso di coerente opposizione al governo regionale e di rilancio della nostra azione politica. La nostra base ci chiede serietà e responsabilità e non le continue liti sui giornali che non servono a nulla”.
Ma l’elezione non è andata giù ad Antonello Cracolici che subito ha postato il suo sfogo su facebook “Dopo la grave spaccatura sull’elezione del presidente dell’Ars, il gruppo Pd sceglie il capogruppo con 6 votanti su 11. La spaccatura si fa più profonda – scrive – Lupo, che qualche giorno fa aveva denunciato di tradimento i ‘franchi tiratori’, viene adesso votato da coloro che tutti gli indizi hanno evidenziato essere stati tali. Un patto tra ‘traditori’ e ‘traditi’ senza che alcuna spiegazione sia stata data. Adesso lo dico io: vergogna! Il Pd si appresta a vivere una fase difficilissima”.
A Bruno, invece, risponde il cracoliciano segretario organizzativo del partito segnando ancora una volta la profondità della spaccatura. “L’unità è un valore che si costruisce con i fatti e non con le belle parole – dice Antonio Rubino – Avere contributo alla spaccatura del gruppo con l’elezione di soli 6 parlamentari non è un’azione tendente all’unità ma che contribuisce ad aumentare le divisioni interne, in un clima di scarsa chiarezza dopo il voto sul presidente dell’assemblea regionale. Ciascuno si assume le proprie responsabilità, soprattutto dopo le parole grosse di questi giorni. Se c’era il disegno di accompagnare alla porta un pezzo importante di questo partito, oggi questo disegno ha anche delle firme. Mi auguro che Matteo Renzi fermi questo tentativo il prima possibile”
Domani, comunque si potrà procedere anche se non certo in un clima di accordo. Resta, però la possibilità ormai più che concreta che delle Commissioni si torni a parlare solo fra Natale e Capodanno e di esercizio provvisorio solo con il nuovo anno.
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