L’allora Ministro degli Interni Matteo Salvini non commise alcune reato con il ritardato sbarco dei migranti dalla nave Open Arms perché dai trattati internazionali in quella vicenda non discendeva nessun obbligo da parte dell’Italia nel fornire un “porto sicuro”. E’ la sostanza di quel che scrivono i magistrati di Palermo nelle motivazioni relative alla sentenza di assoluzione pronunciata nei confronti dell’attuale vice Premier, pubblicate oggi a distanza di quasi sei mesi dall’assoluzione stessa pronunciata a dicembre dello scorso anno. Il leader della Lega, nonostante i sei anni chiesti dalla procura palermitana, era stato assolto perché “il fatto non sussiste” e ora i magistrati ci spiegano perché le imputazioni erano insussistenti.
Le motivazioni della sentenza Open Arms
La Open Arms è una imbarcazione straniera che aveva operato un intervento in acque Sar (zona di ricerca e soccorso) non italiane dunque non ne deriva nessun obbligo in capo all’Italia di fornire il Pos ovvero il Porto sicuro. Questa convinzione dei magistrati che hanno assolto Salvini taglia via tutti gli altri argomenti processuali.
Di fatto, in questo modo, i giudici non devono entrare nel dettaglio di temi spinosi e lo dicono chiaramente nelle loro stesse motivazioni “Questa convinzione … esime il collegio – scrivono i giudici – dall’affrontare analiticamente diverse tematiche prospettate ed animatamente dibattute dalle parti quali la circostanza che la nave Open Arms avesse potuto fungere da Pos, ovvero al fatto che il primo intervento non avesse in realtà riguardato un’imbarcazione in difficoltà o ancora al fatto che i tempi trascorsi fossero legittimati dall’esigenza di provvedere prima alla distribuzione dei migranti fra gli Stati europei”.
Di fatto, dunque, il tribunale di Palermo evita di porre precedenti sui temi più spinosi e a sfondo palesemente rilevante sul fronte delle politiche migratorie posti da questa vicenda. Un pronunciamento in un senso o nell’altro avrebbe sollevato un vespaio a destra o a sinistra e avrebbe inciso su temi ancora estremamente divisivi in un Paese come l’Italia
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