Erano sicuri dell’affidabilità degli uomini del clan i capi del mandamento di San Mauro Castelverde in provincia di Palermo, dove i carabinieri hanno eseguito 11 fermi disposti dalla Dda. Una cosca chiusa e impenetrabile come il fiore Alastra, che da il nome all’operazione.

“Perché sono i numeri uno. Come loro come tutti quelli che ci sono stati. Compreso mio padre. Qua nessuno si pente compà, San Mauro numero uno, perché mi voglio vantare, San Mauro è Corleone”, dicevano intercettati. Nonostante gli arresti hanno continuato a vessare imprenditori e commercianti. I carabinieri hanno sentito in diretta il sistema estorsivo messo in atto dal clan.

“Ci vai incazzato, tanto io sono qua non ti preoccupare. Se lui ti dice eh, allora gli dici quanto devo venire? Ci servono subito (ndr i soldi) tanto li ha trovati, ci servono tutti”. Ed ancora. “Solo per l’amico, l’amico sono io, Ci sono 20 mila euro per l’amico. Noi altri ci siamo messi a disposizione. Lui ancora deve dare 5 mila euro. Qua dobbiamo ragionare da uomini. E’ da 30 anni che noi altri siamo con tuo nonno, con tuo zio siamo fianco a fianco”. E se qualcuno si ribellava il sistema per fargli cambiare idea c’era.

“Gli ho dato una testata, così gli ho spaccato il naso – dicevano gli uomini del clan intercettati – Niente. Ti hanno detto che non devi venire più a Finale no? Lui non ha detto niente a nessuno. Ora lo sai. Io ho sbagliato a parlare e l’ho picchiato. Io pure ne ho presi di pugni, papà assai. Tu non l’hai vista la testata?” “L’ho vista, l’ho vista, io tutte cos ho visto e tutte cose vedo io” risponde un altro.

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