- Fervono le campagne di scavi archeologici tra Chiaramonte Gulfi, Monterosso, Giarratana, Modica, Scicli
- Recuperati dalla SopMare al largo delle Egadi due nuovi rostri
- Prosegue con l’Università di Zurigo la campagna di scavi a Monte Iato
Completata la campagna gli scavi a Chiaramonte Gulfi (RG), la Soprintendenza dei Beni culturali di Ragusa si prepara a intraprendere nuove ricerche archeologiche nel territorio compreso tra Monterosso Almo e Giarratana.
Scoperte un centinaio di tombe
Le ricerche, effettuate nelle scorse settimane in contrada S.Nicola-Giglia dal Dipartimento di Storia e Civiltà dell’Università “Alma Mater” di Bologna, in diversi anni hanno portato in luce oltre un centinaio di tombe, con ricchi corredi ed iscrizioni funerarie, appartenenti a un nucleo grecofono insediato nell’area in cui, dal II sec. d.C. al IX secolo d.C., sarebbe sorto il villaggio di Gulfi. Le ricerche sono state finalizzate allo scavo di una necropoli e di un abitato di età romano-imperiale e tardoantica. Nel corso della campagna sono stati portati in luce ampi lembi di abitato, scoperta questa che rende lo scavo un unicum dal momento che, per le epoche di riferimento, non è mai successo di rinvenire contestualmente abitato e necropoli.
Un sito di età greca e islamica
Quanto alle altre ricerche tra luglio e agosto l’Università di Genova ha indagato in contrada Cifali, nella campagna di Chiaramonte Gulfi dove è stata approfondita la conoscenza di un sito di straordinario interesse, la cui cronologia varia dall’età greca a quella islamica. Gli scavi, su cui negli anni hanno operato congiuntamente le Università di Genova e Pisa (quest’ultima con il prof. Federico Cantini), hanno portato in luce i resti di un grande impianto termale, verosimilmente appartenente ad un edificio privato attivo sin dal III secolo d.C., trasformatosi in età tardo-antica, allorquando sul “castellum aquarum” si impiantò una fornace per fittili.
Due rostri recuperati alle Egadi
La Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana ha effettuato il recupero dei rostri cosiddetti 21 e 22 al largo delle Isole Egadi. Quest’ultimo rostro, verosimilmente punico, era stato già individuato da Sebastiano Tusa e porta a venticinque il numero dei rostri ad oggi individuati nello specchio d’acqua che ha visto svolgersi la famosa battaglia delle Egadi del 241 a.C. Il recupero è stato effettuato con l’utilizzo della Hercules, la nave di ricerca e indagine oceanografica della RPM Nautical Foundation, organizzazione statunitense no-profit nata con lo scopo di sviluppare la ricerca archeologica subacquea e al fianco della Regione Siciliana nella ricerca in mare. Il delicato e impegnativo lavoro subacqueo è stato realizzato con la collaborazione degli specialisti italiani di immersioni profonde della SDSS.
La 50esima campagna di scavo a Monte Jato
Intanto è in corso a Monte Iato, nel Parco archeologico di Himera, Solunto e Monte Iato, la cinquantesima campagna di scavo condotta dall’Università di Zurigo, diretta dal prof. Christopher Reusser. Le operazioni di messa in luce della Stoa ovest sono già state completate ed un saggio effettuato all’interno della Stoa ha permesso di assegnare due muri realizzati con malta di calce ad un edificio di prima età imperiale; questo manufatto, costruito nella parte meridionale della Stoa ovest probabilmente non è mai stato completato. Le operazioni di pulitura del complesso della Stoa nord, invece, sono già a un livello avanzato e le ricerche saranno completate entro la fine della campagna di scavo, prevista per il 3 settembre prossimo. Proprio in quest’area i lavori di scavo si stanno concentrando sulla parte occidentale del cortile a peristilio. Qui, a ovest di una casa costruita nel tardo periodo imperiale, è stato scoperto lo strato di distruzione della Stoa nord, sotto il quale sono stati conservati in situ la pavimentazione del cortile e lo stilobate del cortile del peristilio, insieme a due rocchi di colonna, ancora in piedi.
Commenta con Facebook