Giovedì 7 giugno, presso il Teatro Jolly di Palermo, è andato in scena il recital di fine anno della scuola “Cuore Immacolato di Maria” (CIM), un autentico capolavoro che porta alla ribalta la grande e triste attualità di trafficanti d’uomini, schiavisti senza scrupoli che mortificano la dignità di uomini, donne e bambini.

Uno spaccato di desolante disumanità che s’intreccia – nella rappresentazione scenica fattane dal CIM – con la vicenda di Caterina Troiani, fondatrice nel 1868 (ricorre infatti quest’anno il 150° anniversario, ndr) dell’Ordine religioso delle Terziarie Francescane del Cairo, successivamente denominato, a partire dal 1950, in Suore Missionarie Francescane del Cuore Immacolato di Maria.

Gli allievi della scuola primaria del CIM di Palermo hanno mandato in scena il frutto di tante ore trascorse a studiare i testi, curati da Maria Paola Diano (scenografie di Massimiliano Pipi), con cui hanno rappresentato l’esistenza di suor Caterina Troiani, che da giovane si trasferisce al Cairo, all’inizio del secolo scorso, in un groviglio di strade e mercati, di miseria e trafficanti di schiavi. Poveri, trovatelli, sofferenti e moretti saranno aiutati da questa donna del frusinate e dalle sue consorelle, sporcandosi le mani per salvare vite altrimenti destinate a morire, come i rubaparadiso, bambini accolti perché fossero recuperati quantomeno a un fine vita dignitoso.

La filantropia delle suore missionarie procede con l’apertura d’una scuola in terra d’Egitto, riscattando i moretti e le ragazze oggetto di compravendita negli harem… esse erano commerciate in barba alla legge, gli intermediari ricorrevano a termini volutamente merceologici per non incorrere in crimini riconducibili al traffico di persone. Le schiave bambine erano le perle e i gioielli,veri e propri affari per uomini privi di scrupoli.

E suor Caterina, anche grazie a due grandi missionari in Egitto, don Biagio Verri e padre Niccolò Olivieri, continuò poi da sola l’opera di riscatto di queste – loro malgrado – concubine. E si spinse, in punto di morte, a infrangere persino una regola non trascurabile per una religiosa, entrando in un harem per trattare con il padrone e riscattare un’altra ragazza. Finanche il pascià e i potenti contemporanei – sebbene di religione musulmana – assecondano dopo tante peripezie questa donna cristiana, riconoscendone il valore sociale delle iniziative intraprese, perché davvero le religioni vissute col cuore infrangono il cuore, travolgendolo, di chi ne guarda meravigliato le opere.

Per la cronaca, Caterina Troiani sarà proclamata beata da Giovanni Paolo II nel 1985. Il recital, magistralmente preparato con l’apporto delle insegnanti della scuola CIM, e la partecipazione di ben 94 alunni-attori (alcuni impegnati in più ruoli) dai 6 ai 10 anni, ha poi lasciato il posto a una iniziativa benefica a favore dell’ormai nota Associazione Dolce Buonaspina, una realtà di ex detenuti che ha praticamente condotto i propri studi alberghieri all’interno degli istituti penitenziari e che promuove oggi anche laboratori gastronomici a favore dei ragazzi dell’AIAS, altra storica associazione impegnata nell’assistenza di ragazzi diversamente abili.