Due diverse manifestazione di piazza hanno caratterizzato lo sciopero dei dipendneti regionali del comparto che oggi si sono astenuti dal lavoro su indicazione dei sindacatio autonomi. Durante l’odierno sit-in di protesta dei lavoratori regionali, indetto dai sindacati Cobas-Codir, Sadirs, Siad, Ugl/Fna e Dirsi (che rappresentano il 70% circa del Comparto Regione) sono stati illustrati, al rappresentante del governo regionale che ha ricevuto a Palermo una folta delegazione, i motivi della protesta cui hanno aderito a Palermo e a Catania migliaia di lavoratori regionali: spinti anche dalla reale preoccupazione che allungando troppo i tempi della trattativa – nell’ambito delle manovre di assestamento di bilancio – possa essere intaccata la dotazione finanziaria di 53 milioni appostata nel bilancio di previsione 2018.

I Sindacati maggioritari hanno, perciò, rivendicato il diritto ad avere certezze sui tempi della trattativa anche attraverso un crono-programma, come già chiesto all’assessore alla Funzione pubblica, che parta proprio dalla velocizzazione delle procedure di insediamento dell’Aran Sicilia (a oggi mancano almeno trenta giorni per l’insediamento) e dell’immediata emanazione delle direttive per i rinnovi contrattuali da parte della Giunta regionale.

Si è chiesto, inoltre, di alzare il livello del confronto politico governo-sindacati attraverso il coinvolgimento del presidente della Regione Nello Musumeci, anche al fine di abbreviare la filiera decisionale, i tempi e le risposte ai lavoratori regionali che da dodici anni aspettano rinnovo del contratto e riclassificazione.

“Il malcontento dei regionali è stato ampiamente rappresentato – dichiarano i segretari generali e regionali di Cobas/Codir, Sadirs, Siad, Ugl/Fna e Dirsi – e lo stesso capo della segreteria tecnica del presidente, avv. Giacomo Gargano, ha riconosciuto che gli stipendi dei lavoratori regionali nulla hanno a che spartire con quelli dell’Ars e che anzi nel caso di famiglie monoreddito toccano ampiamente la soglia della povertà. I lavoratori che oggi hanno partecipato alla protesta hanno il merito di avere fatto scoccare la scintilla di un nuovo focolaio che – se non domato attraverso risposte concrete da parte del governo regionale – può sfociare in una stagione di un crescendo di lotta sindacale”.

“Nel merito – proseguono i sindacalisti – abbiamo ribadito la necessità della riclassificazione del personale dei due comparti che abolisca qualifiche obsolete e adegui la mappatura del personale alle reali esigenze dell’Amministrazione con il contestuale riconoscimento di anzianità, professionalità e titoli posseduti dai lavoratori tutti”.

“Abbiamo evidenziato in merito ai rinnovi contrattuali – concludono i segretari dei sindacati – che non potremmo accettare dinamiche contrattuali beffa, come quelle già sottoscritte a Roma da CGIL, CISL e UIL, che prevedono aumenti medi di 85 euro con meccanismi di perequazione a tempo (per esempio chi ha avuto 50 euro di aumento ne avrà 35 di perequazione per raggiungere gli 85 euro, ma solo fino al 31 dicembre 2018). Era questo il motivo di imbarazzo cha ha spinto alcuni presunti sindacalisti confederali a chiedere ai lavoratori di disertare le odierne manifestazioni di protesta?”

Il capo della segreteria tecnica ha, quindi, assicurato che si farà portavoce con il presidente Musumeci delle istanze rappresentate dai sindacati che rappresentano la maggioranza dei lavoratori regionali prospettando la possibilità di un incontro la settimana prossima per rilanciare la trattativa. Ciò che è certo che oggi a Palermo e a Catania è iniziata una nuova primavera dei lavoratori regionali che vogliono rinnovare l’amministrazione regionale e il proprio ruolo di pubblici dipendenti.

“E’ stata una giornata concreta – concludono gli autonomi – che ha dato i suoi primi frutti grazie al coinvolgimento di migliaia di lavoratori cui va rivolto il ringraziamento per la propria partecipazione”.