Dagli studenti liceali che protestano per avere scuole migliori, agli operai e ai dipendenti che si sentono esclusi dagli investimenti previsti in legge di bilancio. Questo è il variopinto pubblico che ha sfilato questa mattina fra le strade del centro di Palermo nell’ambito dello sciopero generale indetto dai sindacati CGIL e UIL. Un corteo partito da piazza Castelnuovo intorno alle 10.30 e che si è andato via via rimpolpando durante il tragitto. La manifestazione ha attraversato via Ruggero Settimo, via Maqueda e corso Vittorio Emanuele, per poi convergere in piazza del Parlamento in un sit-in organizzato sotto l’Assemblea Regionale Siciliana. Circa mille i presenti al corteo indetto dalle sigle sindacali. Due i temi principalmente affrontati durante lo sciopero generale di Palermo: la tutela del diritto allo studio e la lotta al precariato. Temi che hanno unito lavoratori e studenti in un’unica manifestazione. Una mobilitazione alla quale si è aggiunta anche la mobilitazione parallela del coordinamento “Studenti Palermitani”, culminata all’interno dell’Università di Palermo.
La lotta per il diritto allo studio
Con riguardo al tema scolastico, grande attenzione è stata dedicata alla situazione di degrado che regna negli istituti scolastici del capoluogo siciliano. Problema che ha unito oggi dirigenti scolastici, professori e studenti. “Siamo in piazza contro una scuola precaria, che ci opprime – ha commentato Costanza Magro, rappresentante degli Studenti Medi Palermo -. Non ci sono abbastanza trasporti. La didattica è obsoleta. Questa volontà di industrializzare la scuola non è ciò che vogliamo“. Tema sul quale converge anche Pietro Pecoraro, dirigente scolastico dell’istituto alberghiero “Pietro Piazza”. “Ci sono delle strututre scolastiche che vanno riviste. Il Governo deve rimettere mano a questa situazione“. Studenti che sono arrivati anche da altre province della Sicilia. Come un ragazzo di Enna che ha parlato delle criticità relative agli accorpamenti di alcuni istituti, che rischiano di cancellare diverse scuole dal centro Sicilia. “Tra le soluzioni che avevamo a disposizione, è stata scelta quella meno peggiore, non la migliore. Chiediamo di mantenere l’autonomia degli istituti, altrimenti la questione degli accorpamenti si trasformerebbe in un casino”.
I sindacati: “Partecipazione massiccia”
Protagonista del corteo, chiaramente, anche il mondo del lavoro. A rappresentare i dipendenti del comparto pubblico e privato le sigle sindacali della Cgil e della Uil. Tanti i settori messi in crisi dal precariato alla mancanza di fondi: dall’agricoltura ai trasporti, passando dal mondo della pubblica amministrazione. A spiegare il motivo della protesta è il segretario generale della CGIL Sicilia Alfio Mannino. “Dalla Sicilia e dai luoghi di lavoro ci arrivano percentuali di adesione importanti. Il mondo del lavoro dice basta a delle politiche che marginalizzano la Sicilia ogni giorno e a scelte che non guardano agli interessi dei lavoratori e delle lavoratrici“. Della stessa opinione anche Katia Di Crisitina, Commissario Straordinario UilTrasporti Sicilia. “Noi abbiamo deciso di arrivare ad una mobilitazione nazionale perchè i trasporti sono i grandi assenti da questo legge di bilancio. Anzi, va detto, sono stati “ricordati” i lavoratori marittimi. Nella legge infatti viene ridotta l’indennità di malattia. Dipendenti che lavorano in un settore complicato, lontani dalla famiglia e in un’area lavorativa di per se precaria”.
La manifestazione degli universitari
Una protesta a cui si è aggiunta, parallelamente, quella indetta dal coordinamento “Studenti Palermitani”. Il gruppo di ragazzi è partito intorno alle 9 da piazza Verdi per poi raggiungere la cittadella universitaria di via Ernesto Basile. I giovani hanno esposto uno striscione contro i tagli all’istruzione promossi dal Governo Nazionale nell’ultima manovra. Circa cinquecento gli studenti che hanno presenziato al corteo. “Da anni assistiamo a costanti tagli all’istruzione pubblica – spiega Monica Luca, studente scesa oggi in piazza – a riforme firmate dai governi, sia di destra che di sinistra, volte ad aziendalizzare sempre di più la scuola e l’università, a normalizzare il lavoro gratuito, attraverso l’alternanza scuola/lavoro e i tirocini non retribuiti, ad aumentare il divario tra Nord e Sud Italia e a escludere progressivamente le classi più povere dalla possibilità di studiare”.
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