“Informo che io, Di Vita e Mannino, non abbiamo rilasciato dichiarazioni contro la magistratura, anzi tutt’altro, né contro il candidato sindaco del Movimento 5 Stelle di Palermo. Se circolano dichiarazioni in tal senso attribuite a noi, sono da ritenersi non veritiere. Abbiamo espresso fiducia nella giustizia a cui ci affidiamo per dimostrare la nostra innocenza”.

Sono le parole di Riccardo Nuti con le quali risponde personalmente a Beppe Grillo. Il leader del M5S ieri ha, infatti, chiesto al collegio dei probiviri “di valutare nuove sanzioni oltre a quelle già applicate” nei confronti dei deputati palermitani Nuti, Mannino e Di Vita sospesi dal Movimento (ma solo da quello e alcuni auto sospesi) per effetto dello scandalo firme false.

Le nuove misure vengono sollecitate da Grillo “in seguito alle loro dichiarazioni riportate dai giornali, in cui viene attaccato il candidato sindaco del Movimento 5 Stelle a Palermo, Ugo Forello, e in cui vengono fatte considerazioni sulla magistratura che non coincidono con i nostri principi”.

Ad annunciare questa presa di posizione è lo stesso Grillo e lo fa sul suo profilo Facebook. La reazione del leder massimo dei movimento viene all’indomani non solo della chiusura delle indagini e della richiesta di rinvio a giudiziaio di 14 indagati fra cui complessivamente 5 deputati fra nazionali e regionali compresi i tre in questione ma soprattutto della reazione degli indagati.

“Attenderemo la notificazione della richiesta, poi a Roma terremo una conferenza stampa in cui racconteremo che cosa abbiamo detto ai magistrati e le novità di peso che abbiamo fatto emergere nell’interrogatorio sostenuto di recente. Ci è chiaro – avevano dichiarato a caldo i tre deputati – il tentativo di levarci politicamente di mezzo per avere campo libero, attraverso una montatura ben organizzata, che salvo ripensamento del Gup i magistrati avranno modo di smascherare nel processo penale”.

“Fino ad oggi – avevano aggiunto i tre deputati – abbiamo subito in silenzio menzogne e insinuazioni, sia sulla scelta di sottoporci a interrogatorio una volta apprese le accuse a nostro carico, sia sulla scelta di rilasciare il saggio grafico in un secondo tempo. Le tesi accusatorie – chiariscono i deputati – si fondano sulle testimonianze di Claudia La Rocca e Giorgio Ciaccio, le quali, avendone già dimostrato l’inattendibilità per marcate incongruenze, dovranno reggere nel processo.

“Abbiamo fiducia nella Giustizia – avevano concluso Nuti, Di Vita e Mannino – e siamo certi di poter provare la nostra innocenza e i nostri tentativi di contrastare assalti mirati al gruppo politico palermitano. A riguardo daremo i particolari nella conferenza stampa dei prossimi giorni”.

Dunque l’attacco c’era ma non a Forello e non alla magistratura ma a due deputati: La Rocca e Ciaccio. Una vicenda nella quale emerge chiaramente lo scontro fra correnti interno al movimenti che approda a Palazzo di Giustizia in virtù della vicenda delle firme

La tensione fra le due fazioni dei 5 stelle a Palermo è nota da tempo e precede l’esplosione dello scandalo firme false tanto che i nutiani avevano perfino presentato un esposto contro Forello poi archiviato dopo una udienza preliminare. In quel caso non era successo alcunché in sede di collegio dei probi viri.

Adesso Grillo sembra prendere posizione fra i diversi gruppi. Un segnale, oltre che nei confronti della magistratura e di condanna dello scandalo firme false, anche politico in vista soprattutto delle regionali visto che la battaglia per l’elezione del sindaco di Palermo non sembra essere quella fondamentale per i pentastellati.

Insomma anche in casa 5 stelle nascono le correnti anche se il modo di regolare i contrasti sembra essere alquanto diverso

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