Mario La Rocca non ci sta. Il dirigente generale del Dipartimento dei Beni Culturali che aveva fatto domanda per tornare a guidare la Pianificazione strategica della sanità non ci sta alla sua esclusione per una presunta “incompatibilità”.

Dopo la scelta della giunta regionale di confermare Salvatore Iacolino, scelta che ha creato malumore in giunta testimoniato dall’assenza alla riunione degli assessori di Fratelli d’Italia, La Rocca decide di dire la sua. Lo ha fatto con una lettera inviata alla giunta per portare la quale Francesco Scarpinato, il suo assessore, ha fatto capolino questa mattina a Palazzo d’Orleans. Poi, non contento una serie di passaggi di quella lettera li ha resi noti a tutela della sua immagine.

“Apprendo dalla stampa la circostanza secondo la quale sarei stato ritenuto non idoneo alla nomina di dirigente generale del dipartimento pianificazione strategica in ragione del venir all’evidenza di un conflitto di interessi relativo a cointeressenze di miei congiunti in una struttura priva accreditata. Si tratta di circostanza arcinota da oltre 16 anni che non mi ha impedito di svolgere con onore ed apprezzamento dei più sia l’incarico di direttore generale del Policlinico di Palermo sia di dirigente generale del Dps” racconta all’agenzia di stampa Ansa il dirigente generale del dipartimento dei Beni Culturali.

Non sussiste conflitto d’interessi

“In tale veste per le medesime circostanze oggetto di addebito sono stato sottoposto ad indagini della autorità giudiziaria che ha ritenuto, citando pertinente giurisprudenza della Cassazione penale che non sussisteva un conflitto di interessi potenzialmente rilevante in quanto la giurisprudenza della Cassazione sostiene che l’obbligo di astensione non sussiste in caso di adozione di provvedimenti di carattere generale che sono proprio quelli di competenza del dirigente generale del Dipartimento di pianificazione strategica” ricorda La Rocca.

Delibera priva di opportune motivazioni per deficit istruttorio

“Spiace constatare che il deficit istruttorio privo di un dovuto contraddittorio abbia indotto alla adozione di un deliberato privo delle necessarie motivazioni e dall’altro mi abbia esposto ad un pubblico discredito che una onorata carriera ultra trentennale sicuramente non meritava”.

Ecco la vicenda alla base di tutto

La vicenda a cui fa riferimento La Rocca e che sarebbe alla base della scelta risale a tre anni fa quando era a capo del medesimo dipartimento pianificazione strategica della sanità dove puntava a ritornare. In quel frangente La Rocca venne denunciato da alcune associazioni per un presunto conflitto di interessi.

Ne scaturì un procedimento penale che però venne rapidamente archiviato. Nella richiesta di archiviazione del Pm di Palermo, poi accolta dal gip, c’è il passaggio che fa sostenere al dirigente generale l’inesistenza di qualsivoglia conflitto d’interessi: “Non si configura in capo a La Rocca un conflitto di interessi potenzialmente rilevante. Infatti la giurisprudenza sostiene che l’obbligo di astensione – scrive il Pm – non sussiste in caso di provvedimento di carattere generale (Cassazione VI pen 14457/2013): ‘non hanno il dovere di astenersi dalla delibera di approvazione del piano regolatore generale, trattandosi di un atto finale di un procedimento complesso in cui vengono valutati, ponderati e composti molteplici interessi, sia individuali che pubblici, sicché il provvedimento ha un contenuto di carattere generale”.