Non accenna ad abbassarsi il tono dello scontro a tre giorni dall’anniversario della strage di capaci,. il tentativo pervicace di portare la memoria da una parte politica prosegue a suon di polemiche.

Alle scuse pubbliche di Pietro Grasso e al comunicato della Fondazione Falcone che sotto linea come “una papera” non possa compromettere la memoria seguono risposte verbalmente violente.

Unico “attaccato” nella nota della Fondazione era stato l’ex sindaco di Palermo Leoluca Orlando che risponde “Ho letto con stupore la nota della Fondazione Falcone nella parte in cui vengo attaccato esclusivamente per avere espresso un’opinione che qui ribadisco: anticipare il minuto di silenzio non è mai accaduto in trentadue anni di commemorazioni e i tanti giovani del corteo chiedevano solo verità storica oltre la verità giudiziaria spesso incompleta o depistata sulla stagione delle stragi del 92 e del 93″ ribadisce l’europarlamentare Leoluca Orlando.

Orlando “L’anticipo del minuto di silenzio alimenta la sfiducia”

“Aver suonato il minuto di silenzio in anticipo – aggiunge Orlando – ha contribuito ad alimentare un clima di sfiducia, tensioni e divisioni nel mondo dell’antimafia che da sempre ha visto nell’albero Falcone un luogo e un momento di memoria e di impegno civile”.

“L’attacco alla mia persona – conclude Orlando – si unisce allo spazio dato a una politica organica espressione di condannati per mafia quali Cuffaro e Dell’Utri. Insieme a quell’unica mia dichiarazione resa al termine della manifestazione all’albero ribadisco, oggi come in passato, il diritto di chiedere la verità storica essendo spesso la verità giudiziaria incompleta o depistata.
Ribadisco, inoltre, la necessità di contrastare non soltanto i mafiosi che sparano ma il sistema di potere mafioso nelle sue articolazioni istituzionali deviate, con tutte le sue coperture politiche e con i collegamenti con trame eversive e massoneria”.

In realtà sul palco non c’era alcun politico, ribadiscono dalla Fondazione falcone sottolineando la strumentalità di tutte le polemiche.

Il comitato organizzatore della contro manifestazione

il comitato organizzatore risponde anche alle parti restanti della note rincarando la dose di una polemica cercata nei dettagli “Prendiamo atto delle scuse di Pietro Grasso, prendiamo atto anche della sua disponibilità a incontrare le realtà promotrici del corteo. Tuttavia, quanto accaduto non può essere liquidato come una semplice “papera”, come invece ha banalizzato la Fondazione Falcone con un comunicato stampa a dir poco deplorevole e offensivo, che auspichiamo venga rettificato. Alle parole di Grasso ci saremmo aspettati scuse e spiegazioni credibili e dettagliate da parte di Maria Falcone, presidentessa della Fondazione”.

L’attacco diretto a Maria Falcone

“È troppo comodo scaricare tutta la responsabilità sull’ex senatore Pietro Grasso, quando
l’organizzazione dell’evento era nelle mani della Fondazione Falcone. Era quindi anche loro
responsabilità rispettare l’orario esatto del minuto di silenzio e attendere un corteo che si
trovava ormai visibilmente nei pressi dell’Albero Falcone, al grido: “Fuori la mafia dallo
Stato”. E invece, alle 17:58, sul palco non c’era più nessuno, e la Fondazione, insieme alle
autorità, si era già allontanata a bordo delle berline, quasi di corsa, come testimoniato da
molti presenti, tra cui Giovanni Paparcuri, già collaboratore di Falcone e autista di Rocco
Chinnici”.

L’orgoglio nella ricerca dello scontro

Le sette organizzazioni ribadiscono orgogliosamente la ricerca dello scontro e ricordano i fatti del 2024 “Come già accaduto nel 2023, con le manganellate delle forze dell’ordine, anche stavolta si è aperta una ferita profonda, che impone una risposta da parte di Maria Falcone. All’epoca non espresse alcuna solidarietà verso il corteo colpito. E venerdì scorso si è ripetuto lo stesso copione: un comunicato stampa sterile, in cui ha cercato autoassoluzioni, affermando che “la memoria non è un cronometro”.

Una frase offensiva per un’intera città, ancora sconvolta dalla strage. È un’immagine positiva quella di centinaia di bambini provenienti da tutta Italia. Terribile, invece, è l’immagine che da troppo tempo la Fondazione restituisce alla città: quella di isolamento e indifferenza verso le istanze popolari espresse da chi, da anni, anima il corteo di antimafia sociale ed intersezionale di Palermo”.

Gli antagonisti mai sul palco

“Prendiamo atto della proposta di Grasso di salire sul palco per leggere i nomi. Ma ora più
che mai – dopo il recente comunicato della Fondazione – ribadiamo con forza che non
saliremo mai sul palco organizzato dalla Fondazione Falcone, finché essa continuerà a
invitare, alle giornate commemorative, esponenti politici sostenuti da condannati per mafia e
membri del Governo che ogni giorno tradiscono la memoria di Falcone; finché non verranno
denunciate – soprattutto il 23 maggio – le verità ancora taciute sulla strage; e finché la voce
e le richieste delle realtà sociali che animano il corteo dell’antimafia sociale del 23 maggio
non verranno accolte.
A Maria Falcone, a Grasso e alla Fondazione Falcone tutta diciamo che l’unione nasce dalla coerenza. E che il rispetto delle istituzioni non significa inginocchiarsi davanti a chi quelle istituzioni le ha infangate, svuotate, piegate a interessi che danneggiano la collettività. Al contrario: significa denunciarle”.

Memoria trasformata in retorica politica di parte

“Inoltre, alle accuse della Fondazione Falcone “di trasformare un momento di memoria
collettiva in un pretesto per polemiche di parte ideologica, facendo politica con l’antimafia, rispondiamo che le nostre contestazioni e istanze si basano su fatti, anche processualmente accertati, e non su teoremi o opinioni di parte. In questo modo evitiamo la retorica e attualizziamo la memoria di Giovanni Falcone e delle altre vittime innocenti di mafia”.

Our Voice, il Collettivo giovanile ⁠ Attivamente, i giovani CGIL Palermo, i ragazzi dell’organizzazone studentesca Udu Palermo, il Collettivo Rutelli, il Sindacato Regina Margherita e il Collettivo Sirio concludono il loro ragionamento sostenendo che “tenere viva la memoria sia chiedere per questo Paese una classe dirigente pulita e onesta, in prima linea nella lotta alla mafia, come evidentemente oggi non è. Concludiamo ribadendo con forza che non sono solo le realtà promotrici del corteo a esigere spiegazioni vere, ma l’intera città di Palermo”.

Ma dopo la chiusura rilanciano una apertura “Nonostante gli attacchi ricevuti e i tentativi di ridimensionare quello che è successo, siamo sempre aperti per un confronto pubblico per costruire un’antimafia sociale e condivisa in questa città. Ci promettiamo anche di continuare a resistere e a lottare, facendo camminare nelle nostre gambe le battaglie di Falcone, Morvillo, Dicillo, Montinaro, Schifani e di tutte le altre vittime innocenti delle mafie”.