Risolta la grana Ricciardo, il dirigente generale nominato dalla giunta Schifani e poi risultato essere indagato e sostituito dopo opportuna rinuncia, scoppia la grana Cuffaro. Ma al centro della polemica non c’è il segretario nazionale della Dc Nuova, piuttosto il fratello Silvio.

Silvio Cuffaro e il doppio incarico

Silvio Cuffaro, infatti, figura fra i 17 dirigenti generali a cui la giunta Schifani ha conferito incarico venerdì scorso. In realtà si tratta di uno dei cinque ai quali l’incarico è stato confermato. Già dirigente generale alle Finanze, il secondo dipartimento dell’assessorato regionale all’economia, Cuffaro è rimasto al suo posto.

Contestualmente, però, il dirigente generale Cuffaro ricopre anche un ruolo politico essendo stato eletto sindaco di Raffadali. Un tema che non ha mai creato incompatibilità di fatto, fino ad oggi, anche se un quesito in questo senso era stato già posto in passato.

I dubbi del capogruppo del Pd

A sollevare dubbi è il capogruppo del Pd all’Ars  Michele Catanzaro. “Abbiamo aspettato 11 mesi per sentire che l’assessorato si dichiara incompetente (a pronunciarsi sull’incompatibilità) ed intanto, in barba alla normativa in materia di incompatibilità tra incarichi pubblici, che stabilisce regole precise per evitare sovrapposizioni di ruoli che possano compromettere l’equilibrio amministrativo e gestionale, il sindaco di Raffadali è stato riconfermato dirigente generale del dipartimento Finanze” scrive in una nota ufficiale Catanzaro accendendo i riflettori su una questione già sollevata con un’interrogazione parlamentare.

“La trasparenza e l’imparzialità delle decisioni amministrative sono elementi fondamentali per garantire il buon governo e la fiducia dei cittadini nelle istituzioni – aggiunge Catanzaro – e la presenza simultanea in due funzioni di grande responsabilità solleva da tempo interrogativi sulla corretta applicazione delle norme e sul potenziale conflitto di interessi che potrebbe derivarne. Un interrogativo – continua – che pare non aver sfiorato minimamente il presidente Schifani che ha provveduto, pochi giorni fa, a riconfermare l’incarico del dirigente, evidentemente, in assenza delle opportune verifiche”.

Per l’esponente del Pd “E’ indispensabile fare chiarezza sulle cause di incompatibilità della posizione del direttore del dipartimento finanze – conclude il parlamentare – valutando eventuali azioni necessarie per assicurare il rispetto delle normative vigenti”.

La replica dall’assessorato Autonomie locali

Ma non tarda ad arrivare la replica dall’assessorato regionale alle Autonomie locali guidato dall’assessore Andrea Messina, anche lui in  quota Dc Nuova. Messina ribadisce che la legge non assegna alcuna incompatibilità alle due funzioni  “In merito alle considerazioni  riguardo la riconferma del sindaco di Raffadali, Silvio Cuffaro, come dirigente generale dell’Assessorato regionale delle Finanze, rilevo come l’On. Catanzaro sembri non condividere le norme sulle incompatibilità così come attualmente formulate dal legislatore. A questo proposito, ritengo opportuno ricordare che è proprio il legislatore – di cui lo stesso On. Catanzaro è espressione – a dover proporre eventuali modifiche normative, qualora le ritenga necessarie”.

L’interrogazione e la risposta

“Riguardo al caso sollevato, nel corso della seduta d’Aula di ieri ho risposto all’interrogazione parlamentare presentata dall’On. Catanzaro con la quale chiedeva di verificare eventuali cause di incompatibilità in capo al sindaco di Raffadali. In quell’occasione, ho letto la risposta ufficiale dell’Assessorato, già trasmessa il 21 maggio 2024 con protocollo n. 12152, sia all’On. Catanzaro che al Presidente della Regione e all’Assemblea Regionale. Al riguardo ritengo necessario precisare che l’interrogazione n. 999 datata 27/3/2024 è stata trasmessa dall’ARS all’ufficio di gabinetto dell’assessore giovedì 11 aprile 2024 e che la risposta (dopo la necessaria istruttoria degli uffici del Dipartimento delle Autonomie Locali) è stata trasmessa all’On.le Catanzaro il 21 maggio 2024 e cioè entro i termini previsti dal regolamento dell’Assemblea Regionale Siciliana”.

Risposte fornite fra aprile e maggio dell’anno scorso

“Il lamentato ritardo nella risposta (“un’attesa di undici mesi”, dichiarata dall’On.le Catanzaro sia in aula che sulla stampa) appare, quindi, come una mera enfatizzazione politica. Giova a tal fine sottolineare che la risposta è stata fornita alla luce del parere espresso dall’Ufficio Legislativo e Legale della Regione nel mese di aprile 2024”.

Nessuna incompatibilità

“Nel merito, la questione sollevata riguarda l’applicabilità di una presunta incompatibilità ai sensi dell’art. 10, comma 1, punto 8 della legge regionale n. 31/1986, in relazione alla figura del sindaco di un comune con meno di 15.000 abitanti. Tuttavia, il quadro normativo e giurisprudenziale vigente, incluso il parere dell’Ufficio Legislativo e Legale della Presidenza della Regione già citato, ha chiarito che nel caso specifico non sussistono cause di incompatibilità o inconferibilità ai sensi del decreto legislativo n. 39/2013. Va inoltre ricordato che l’eventuale dichiarazione di decadenza per incompatibilità, secondo l’ordinamento vigente, non è di competenza del Consiglio Comunale, né dell’Assessorato, ma spetta al Giudice Ordinario, secondo quanto stabilito dall’art. 70 del D.Lgs. n. 267/2000. Questo principio è stato costantemente ribadito dalle circolari assessoriali in materia di adempimenti per i nuovi organi elettivi locali. Alla luce di tutto ciò, la posizione dell’Assessorato rimane chiara e fondata su un’interpretazione rigorosa della normativa vigente. Se vi sono aspetti delle norme che si ritengono inadeguati o superati, spetta al legislatore proporne la revisione nelle sedi opportune”.