I tecnici del Ministero sono al lavoro per mettere nuovamente mano al sistema di reclutamento dei docenti, dopo la riforma introdotta dal precedente governo con la legge n. 79 del 2022, ancora non operativa per la mancanza dei decreti attuativi.

La legge di bilancio appena approvata non ha stanziato nuove risorse per l’assunzione di nuovi docenti. Per la Scuola previsti solo 150 milioni di euro per il “Fondo finalizzato alla valorizzazione del personale scolastico”, riservato alle attività di orientamento, di inclusione e di contrasto alla dispersione scolastica, comprese quelle volte a definire percorsi personalizzati per gli studenti e quelle svolte in attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).

Nuovo reclutamento docenti: a che punto siamo

Il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha dichiarato che i punti salienti della riforma resteranno inalterati. Si interverrà con qualche aggiustamento, soprattutto sulla selezione iniziale. Non è ancora chiaro se l’accesso al percorso universitario necessario per accedere ai concorsi sarà a numero chiuso (come sostenuto dal precedente governo) o meno.

Il primo obiettivo del governo sarà quello di ridurre il precariato e realizzare dei percorsi transitori in grado di garantire la qualità del profilo docente, soprattutto in vista della riforma della Scuola, prospettata dal PNRR, che prevede 70 mila assunzioni entro il 2024.

Al momento non pare ci siano, però, i tempi tecnici per realizzarla. Mancano infatti i Dpcm che regolano la formazione e l’abilitazione dei nuovi insegnanti. Il prossimo passo sarà quello di trovare un accordo fra il Ministero dell’Istruzione e del Merito e le Università e non si esclude possa essere richiesta una proroga a Bruxelles.

Molto dipenderà dallo sblocco dei decreti attuativi. Nel 2023 potrebbero essere emanati due nuovi bandi, uno per chi è in possesso dei requisiti e uno per chi avrà già ottenuto i 30 Cfu previsti dalla riforma Bianchi.

Nel frattempo, non si placano le polemiche per l’idea del Ministro, annunciata in queste ore, di inserire un docente tutor in ogni classe per seguire gli studenti con maggiore difficoltà di apprendimento, ma anche di quelli più bravi, che spesso si annoiano e non vedono valorizzate le proprie capacità.

Un’idea che non è stata ben accolta dai sindacati, che chiedono “meno parole e più fatti” e di risolvere i problemi oggettivi tuttora presenti. Si tratta di obiettivi ambiziosi, ma poco realistici senza lo stanziamento di nuove risorse.

Cosa prevede la nuova riforma

In attesa di avere maggiori ragguagli sulle prossime mosse del governo in materia di concorsi e reclutamento insegnanti, ecco i principali punti della riforma che modificano l’accesso alla professione.

Il nuovo sistema prevederà:

  • un percorso universitario con l’acquisizione di 60 CFU/CFA (con prova scritta finale e lezione simulata);
  • il superamento del concorso pubblico nazionale, su base regionale o interregionale;
  • il periodo di prova in servizio di un anno, con test finale e valutazione conclusiva (il positivo superamento determinerà la definitiva immissione in ruolo).

Potranno partecipare al concorso i candidati in possesso di una laurea magistrale coerente con le vigenti classi di concorso; i candidati dotati di specifica abilitazione e i candidati che avranno prestato presso le istituzioni scolastiche statali un servizio di almeno tre anni scolastici, anche non continuativi, nei cinque anni precedenti.

I vincitori del concorso, che non abbiano ancora conseguito l’abilitazione all’insegnamento, sottoscriveranno un contratto annuale a tempo determinato e acquisiranno 30 crediti formativi universitari o accademici del percorso universitario di formazione iniziale al termine del quale conseguiranno l’abilitazione all’insegnamento nelle scuole secondarie di primo e secondo grado.

Una fase transitoria fino al 2024

Per chi è già in possesso di un titolo di studio d’accesso ci sarà un periodo transitorio fino al 31/12/2024 che prevederà:

  • un percorso universitario di formazione iniziale con almeno 30 crediti formativi (24 cfu per chi li ha conseguiti entro il 31/10/2022), a condizione che parte dei crediti formativi siano di tirocinio diretto;
  • la partecipazione ad un concorso pubblico nazionale, indetto su base regionale o interregionale;
  • successivo contratto a T.D. e acquisizione degli ulteriori 30 crediti formativi con una prova finale abilitante (solo per chi non è già in possesso dell’abilitazione);
  • periodo di prova di un anno il cui positivo superamento determina l’effettiva immissione in ruolo.

In caso di superamento del test finale e della valutazione finale positiva, il docente sarà cancellato da ogni altra graduatoria, di merito, di istituto o a esaurimento, nella quale sia iscritto e sarà confermato in ruolo presso la stessa istituzione scolastica dove ha svolto il periodo di prova per 3 anni.

Coloro che sono già in possesso di abilitazione su una classe di concorso o su altro grado di istruzione e coloro che sono in possesso della specializzazione sul sostegno potranno conseguire l’abilitazione in altre classi di concorsi o gradi di istruzione attraverso l’acquisizione di 30 CFU/CFA del percorso universitario e accademico di formazione iniziale di cui 20 CFU/CFA nell’ambito delle metodologie e tecnologie didattiche applicate alle discipline di riferimento e gli altri 10 CFU/CFA di tirocinio diretto.

Come si svolgeranno i concorsi

L’iter selettivo dei nuovi concorsi docenti consisterà in:

  • una prova scritta che consisterà in un test con più quesiti a risposta multipla o una prova strutturata fino al 31 dicembre 2024; con più quesiti a risposta aperta dal 1° gennaio 2025;
  • una prova orale nella quale si accertano, oltre alle conoscenze disciplinari, le competenze didattiche e le capacità e l’attitudine all’insegnamento anche attraverso un test specifico;
  • una valutazione dei titoli.

I bandi dei concorsi includeranno una riserva di posti, pari al 30 per cento per ciascuna regione, classe di concorso e tipologia di posto, in favore di coloro che hanno svolto, un servizio presso le istituzioni scolastiche statali di almeno tre anni scolastici, anche non continuativi, nei dieci anni precedenti.

Il nuovo governo ha già annunciato delle modifiche alle prove concorsuali. I quiz a crocetta lasceranno, infatti, presto il posto alle domande a risposta aperta.