L’ennesima bufera si abbatte sul Ciapi, l’ente di Formazione professionale della Regione, adesso in liquidazione, al centro di una inchiesta della Procura di Palermo sul cosiddetto ‘sistema Giacchetto’ per la quanto meno ‘allegra’ gestione di finanziamenti comunitari.
Come riporta il Giornale di Sicilia, 27 ex corsisti del Ciapi fanno causa allo stesso ente e alla Regione. Chiedono l’assunzione o il risarcimento dei danni per non essere stati formati, per non avere fatto le esperienze formative previste dai loro contratti e per essere stati utilizzati a tutti gli effetti come impiegati, con uno stipendio da fame, appena 400 euro al mese.
Ad assistere i ricorrenti è l’ avvocato Giovanni Verga, che già a giugno di due anni fa aveva ottenuto il riconoscimento della situazione di fatto da parte della quinta sezione del Tribunale di Palermo, senza però far costituire formalmente i propri assistiti. Nello scandalo Ciapi, sono imputati fra gli altri Francesco Riggio, l’ ex presidente, l’ imprenditore Faustino Giacchetto e altre cinque persone. I corsisti passati dal Ciapi sono in totale circa 800 e, oltre a non essere mai stati formati né preparati al lavoro, dopo mesi di tirocinio non retribuito sono rimasti fuori da tutto.
I giovani che hanno chiesto l’intervento del giudice del lavoro, hanno partecipato a corsi di formazione tenutisi tra il 2004 ed il 2008. Avrebbero dovuto imparare ad assistere anziani, minori e disabili per poi essere assunti in aziende sanitarie o di assistenza. Invece nulla di tutto questo è accaduto, e la maggior parte di loro è stata utilizzata dall’ente con le funzioni di impiegato amministrativo.
Lo scopo dei corsi, attivati sulla base di una convenzione con l’Asl 6, avrebbe dovuto essere quello di dare un’occupazione ad almeno il 50% degli allievi, che però non fecero mai esperienza sul campo, e vennero ‘dirottati’ ad altre mansioni.
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