La difesa di Dario Nicolicchia, il fidanzato della minorenne la cui storia ha sconvolto Palermo, punta a far riconoscere una presunta malattia del proprio assistito, arrestato tre mesi fa perché avrebbe fatto prostituire la ragazzina intascando i profitti delle sue prestazioni.
Nicolicchia sarebbe “malato di sesso”, e quindi la difesa ha chiesto la consulenza psicologica per dimostrare che lo scopo del sesso a tre praticato dalla ‘coppia monella’ (così si facevano chiamare su facebook Nicolicchia e la giovane, allora 16enne) o i giochi erotici fatti davanti a facoltosi guardoni non fosse il denaro bensì la voglia di soddisfare un bisogno sessuale irrefrenabile ed estremo.
L’avvocato Cinzia Pecoraro, che difende Nicolicchia, vuole tentare dunque la strada della patologia. Ci ha provato lo stesso Nicolicchia, davanti al gip Lorenzo Matassa e al pm Claudio Camilleri, che lo hanno interrogato separatamente.
Nicolicchia ha evitato ogni riferimento al denaro, parlando della sua condizione di ex obeso, e quindi impossibilitato ad avere rapporti sessuali ‘normali’, e del disagio e senso di abbandono provocati dalla fine di una lunga relazione amorosa che credeva solida.
Una tesi ritenuta per niente convincente da chi indaga, tant’è che Nicolicchia è l’ unico ad essere sottoposto al carcere. Dopo di lui era finito agli arresti domiciliari un assistente capo di polizia, in servizio all’Ufficio scorte, Dario Pandolfini, difeso dall’ avvocato Marcello Montalbano e poi rimesso in libertà. Avrebbe fatto sesso con la ragazzina pur sapendo che era minorenne.
I clienti interrogati, hanno ricostruito anche l’esistenza di un tariffario. Ma quali tariffe – si difende Nicolicchia – erano solo regali e le situazioni sessuali estreme mera perversione.
Intanto il pm Camilleri ha disposto un nuovo sequestro del materiale che era stato preso in un sexy shop di via Cappuccini, ritenuto una sorta di snodo della vicenda: il provvedimento era stato annullato per un difetto formale, che la Procura ha sanato, reiterando la misura.
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