E’ iniziato in corte d’appello a Palermo l’esame del dispositivo della cassazione con la quale si confermavano solo in parte le condanne per gli imputati del processo a Silvana Saguto. Oltre alla stessa ex giudice del tribunale misure di prevenzione di Palermo sono imputati il marito Lorenzo Caramma e gli allora stretti collaboratori Gaetano Cappellano Seminara e Carmelo Provenzano. Tutti in carcere dal 20 ottobre scorso ad eccezione di Caramma che si trova ricoverata all’ospedale di Caltanissetta. Secondo i legali dei coniugi Saguto e Caramma i loro assistiti vanno immediatamente scarcerati.

Un altro imputato rischia il carcere

Nel contempo rischia il carcere un altro collaboratore stretto della Saguto, Roberto Nicola Santangelo. In questo caso è la Procura generale di Caltanissetta a chiedere che venga messa in esecuzione la sentenza per lui, condannato a 4 anni e 2 mesi. Secondo il suo legale la richiesta di pena invece è abnorme.

Cosa si sta discutendo

Tecnicamente ieri si è discusso dell’incidente di esecuzione davanti alla Corte di appello. In pratica si sta esaminando punto per punto il dispositivo della cassazione con il quale si è in parte confermata la pena per gli imputati e in parte è stata rimandata in appello per un riesame. Alcuni reati sarebbero estinti per prescrizione e quindi per la suprema corte la pena data in appello sarebbe troppo alta. Furono inflitti 8 anni e 10 mesi inflitti alla Saguto, 6 anni e un mese a Caramma, 6 anni e 8 mesi a Cappellano Seminara e 7 anni e sei mesi a Provenzano.

Il motivo del contendere

Il legale della Saguto ha avanzato subito ricorso, contestando la ricostruzione della pena fatta dalla corte d’appello. Secondo l’avvocato potrebbe esserci un riconteggio della pena ancor più sostanzioso e quindi non scatterebbe di conseguenza l’arresto. Stesso ragionamento per tutti gli altri 3 imputati. In sostanza anche il legale aveva ritenuto che l’invio a nuovo processo d’appello per il conteggio della pena deciso dalla Cassazione evitasse, almeno per il momento, l’arresto per l’esecuzione della pena. Di avviso diverso sono stati alla procura generale della Corte d’Appello di Caltanissetta che, nonostante il parziale annullamento deciso dalla Cassazione, hanno ritenuto esistenti gli estremi per l’ordine di arresto per esecuzione della parte della pena non annullata.

Il ragionamento

Il ragionamento è sostanzialmente quello che “nel dubbio vale il favor libertatis”. Quindi la libertà degli imputati nelle more che in appello avvenga il riconteggio come richiesto dalla cassazione. Al momento è in esame la posizione della Saguto e Caramma, dal prossimo 15 novembre stessa analisi riguarderà gli altri due imputati.

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