Arriva il ricorso contro l’arresto di Silvana Saguto.  A preannunciarlo è il legale dell’ex giudice, Ninni Reina, che va a contestare la ricostruzione della pena fatta dalla corte d’appello. Secondo l’avvocato potrebbe esserci un riconteggio della pena ancor più sostanzioso e quindi non scatterebbe di conseguenza l’arresto. In sostanza anche il legale aveva ritenuto che l’invio a nuovo processo d’appello per il conteggio della pena deciso dalla Cassazione evitasse, almeno per il momento, l’arresto per l’esecuzione della pena. Di avviso diverso sono stati alla procura generale della Corte d’Appello di Caltanissetta che, nonostante iol parziale annullamento deciso dalla, Cassazione, hanno ritenuto esistenti gli estremi per l’ordine di arresto per esecuzione della parte della pena non annullata

Partita ancora aperta

Una partita che quindi dovrà essere ancora giocata e rimane aperta su più fronti. Intanto ieri la Saguto è stata prelevata dalla clinica in cui era ricoverata a Palermo e trasferita in carcere. Allo stesso modo si sono costituiti anche gli altri imputati, gli stretti collaboratori della Saguto. L’avvocato ha evidenziato che immediatamente presenterà richiesta per un “incidente di esecuzione”. In pratica saranno presentati i dati relativi ai provvedimenti in contestazione che dovranno essere riconsiderati dal giudice ai fini della decisione, nonché le relative richieste.

Troppi 8 anni e 10 mesi

Da iniziali notizie trapelate sembrava che l’ex presidente delle misure di prevenzione del tribunale di Palermo potesse evitare il carcere. Questo per effetto del pronunciamento di due giorni fa della Cassazione che aveva rimandato il processo in corte d’appello per rideterminare la pena. Infatti secondo la suprema corte erano troppi 8 anni e 10 mesi inflitti in secondo grado per effetto di una serie di prescrizioni di alcuni dei reati contestati.

Chi è andato in carcere

Dietro le sbarre, su ordine della Procura generale, oltre alla Saguto anche il marito Lorenzo Caramma che ha avuto inflitti 6 anni e un mese e per gli ex amministratori giudiziari che la magistrata avrebbe favorito in cambio di regali e denaro. Si tratta di Carmelo Provenzano e Gaetano Cappellano Seminara, che hanno avuto comminate pene rispettivamente di 6 anni e 8 mesi e 7 anni e sei mesi. Cappellano Seminara si è costituito a Bollate.

Cosa porta all’inatteso arresto

Dai calcoli fatti dalla Procura generale è emerso che la parte della condanna divenuta irrevocabile è superiore ai 4 anni e quindi non può essere sospesa. Da qui la decisione di disporre l’arresto quando tutti avevano ritenuto che il carcere per l’ex magistrato fosse ormai quantomeno rinviato. Stesso ragionamento è stato fatto per tutti gli altri imputati. La Corte di Cassazione ha annullato parte della sentenza di secondo grado ma ha anche sostanzialmente confermato la decisione della Corte di appello di Caltanissetta. Soprattutto per la parte che riguarda i reati più gravi di corruzione e di concussione, dichiarando alcune prescrizioni per reati minori e procedendo ad alcuni annullamenti. Per effetto di questa sentenza la responsabilità di quasi tutti gli imputati principali è accertata in via definitiva e il rinvio alla Corte di appello è funzionale a rivedere alcune posizioni e a rideterminare le pene.

La vicenda

La magistrata palermitana, nel frattempo radiata, finì al centro di una indagine sulla cattiva gestione della sezione misure di prevenzione di cui per anni era stata presidente, passando da icona antimafia a presunta collettrice di mazzette. In sintesi i pm di Caltanissetta, che l’accusavano di corruzione, falso, peculato e tentata concussione, le imputavano di aver favorito nell’assegnazione degli incarichi di amministratore giudiziario dei patrimoni confiscati ai mafiosi professionisti a lei graditi. Tutti finiti sotto processo. Al marito dell’ex giudice, l’ingegnere Lorenzo Caramma, si imputava di aver beneficiato illecitamente di incarichi in procedure di prevenzione; al figlio di essersi fatto fare la tesi dal professore Carmelo Provenzano, che, in cambio, avrebbe gestito patrimoni mafiosi.

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