Il sindaco di Cerda Salvo Geraci, indagato per concussione, rischia la decadenza da componente della commissione Antimafia all’Ars. Il presidente della commissione Antonello Cracolici ha invitato lo stesso Geraci a produrre gli atti dell’inchiesta che lo riguarda. Ha 7 giorni di tempo per poter chiarire la sua posizione. La vicenda che riguarda il primo cittadino è legata ad una presunta pressione fatta al comandante della polizia municipale del suo paese. Lo voleva costringere a far passare la processione sotto casa del boss.

Un “supplemento di rigore”

“I componenti della commissione Antimafia – ha precisato Cracolini – hanno il dovere di avere un supplemento di rigore rispetto all’ordinario. Hanno sottoscritto una dichiarazione di responsabilità con la quale affermano di non avere procedimenti penali e di non avere richieste di rinvio a giudizio. Questo riguarda tutti i deputati e quindi anche Geraci, che ha 7 giorni di tempo per produrre gli atti che lo riguardano. Ad oggi conosciamo soltanto quello che è stato diffuso dalla stampa, non appena avremo gli atti che investono la sua vicenda giudiziaria, qualora ricorrano le condizioni che il regolamento stesso individua come reati per i quali non si può essere componente della stessa commissione antimafia, sarà mio compito informare il presidente dell’Assemblea. Ed eventualmente, chiedere la sostituzione. Ma fino ad oggi, abbiamo soltanto notizie che non sono suffragate da atti concreti, giudiziari, che riguardano l’onorevole Geraci”.

La vicenda

Secondo quanto trapelato nelle ultime ore il sindaco di Cerda avrebbe tentato di costringere il comandante della polizia municipale a scrivere al questore. Questo per ottenere che la processione passasse sotto casa del mafioso del paese. E’ una delle accuse rivolte a Geraci, esponente della Lega. Il primo cittadino ha ricevuto l’avviso di conclusione dell’indagine con l’accusa di concussione da parte della Procura di Termini Imerese. Abusando dei sui poteri, secondo i pm, il 14 febbraio del 2022 in occasione della processione del Venerdì Santo – che imponeva un itinerario differente rispetto a quello tradizionale che prevedeva il transito vicino casa di un mafioso – avrebbe fatto pressioni per ottenere la deviazione del corteo “al fine di ottenere consenso elettorale da parte della comunità e il favore del Comitato della Madonna Addolorata di Cerda”.

L’avvocato difensore

“Di mafia qui non c’è nulla. E manco c’è la concussione. È una vicenda surreale, una bolla di sapone e come tale evaporerà in fretta. Abbiamo ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini e chiariremo punto per punto le contestazioni”, ha replicato l’avvocato Vincenzo Lo Re che difende il sindaco. “C’è stato un tentativo di mascariamento da parte di chi mi ha denunciato – ha aggiunto il sindaco -, ma non vi sono capi d’accusa relativi a un qualche coinvolgimento con la mafia, voto di scambio e mazzette”.

Geraci risponde “mi difenderò da accuse infamanti”

“La conclusione delle indagini e la comunicazione di garanzia non sono condanne, anzi servono a difendermi da accuse infamanti con le quali, tra l’altro, la mafia non c’entra nulla. Purtroppo a Cerda, dove sono sindaco da due mandati e dove sono stato rieletto a grandissima maggioranza, c’è qualcuno che non si rassegna all’esito del voto e le trova tutte per colpire la mia onorabilità” dice Salvo Geraci, deputato regionale della Lega e sindaco di Cerda.

“Non ho mai dato indicazioni sul percorso delle processioni e su dove queste dovessero stazionare. E se ci sono condannati di mafia questi sono lontani dai miei pensieri e dalle mie attenzioni. Dovrebbero essere altri a tenersene lontani. Aspetto con fiducia che la magistratura chiarisca ogni cosa. Ai colleghi La Vardera e De Luca dico che hanno perso un’occasione per stare zitti. Non mi aspetto solidarietà da nessuno ma confido di uscirne a testa alta perché sono e resto un uomo perbene che ama il comune che amministra e la regione nella quale svolgo le funzioni di parlamentare” conclude.

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