“Dai nostri accertamenti è venuta fuori l’esistenza di un governo parallelo che per anni ha occupato militarmente le istituzioni regionali e ha spostato fuori dalla politica i luoghi decisionali sulla spesa’. Lo dice senza mezzi termini il presidente dell’antimafia regionale Claudio Fava illustrando la relazione conclusiva approvata all’unanimità dalla
commissione sul cosiddetto Sistema Montante.
“Abbiamo assistito per anni a una privatizzazione della funzione politica che ha trovato un salvacondotto in una presunta lotta alla mafia. Parlo di sistema non a caso – ha aggiunto Fava – perché si è andati avanti grazie alla benevolenza, alla complicità e alla solidarietà di personaggi appartenenti ai settori più diversi: da quelli istituzionali, a quelli delle professioni. Un sistema con una sua coesione che si è auto protetto”.
“Dopo l’iscrizione di Montante nel registro degli indagati per concorso in associazione mafiosa e la diffusione della notizia sui giornali – ha proseguito il presidente dell’Antimafia – le tutele di cui Montante godeva, invece di venir meno si sono addirittura rafforzate”. La relazione dell’Antimafia regionale è strutturata in sei capitoli ed è lunga circa 100 pagine.
“Montante ha continuato a incontrare il capo della polizia, i prefetti e l’allora ministro dell’Interno Angelino Alfano senza che nessuno abbia almeno atteso almeno la conclusione della vicenda giudiziaria. E questo è preoccupante. Anzi gli si è anche aumentata la scorta” continua Claudio Fava.
‘Montante chiamava personalmente l’allora ministro dell’Interno Angelino Alfano per concordare la destinazione dell’ex prefetto di Caltanissetta. Abbiamo assistito per anni a una promiscuità, a commistioni tali da annullare l’autonomia delle istituzioni’ ha aggiunto il Presidente dell’Antimafia regionale
“Come giustificazione della decisione di aumentare la scorta all’ex presidente di Confindustria Sicilia – ha spiegato Fava – hanno addotto l’autonomia dei vari rami dell’amministrazione”.
“Alfano – ha continuato – lo ha anche nominato nel consiglio direttivo dell’Agenzia dei Beni confiscati alla mafia. La notizia dell’inchiesta già circolava nonostante ancora non fosse stata pubblicata dai giornali: come è che il Viminale non sapeva nulla?”.
Ma non basta. ‘Il senatore Lumia era un elemento pensante all’interno di quel governo parallelo messo su da
Montante e che aveva anche una sede fisica nelle stanze vicine a quelle di Crocetta. Proprio Crocetta era troppo impegnato alla bouvette per rispondere a noi – ha aggiunto poi commentando il rifiuto dell’ex governatore
siciliano di comparire davanti all’Antimafia – Il suo ruolo comunque era quello di controllare tutto ciò che si doveva
tenere sotto esame in termini di indirizzo di spesa e di decisioni politiche’.
Crocetta giustifico’ la sua assenza dicendo che si trovava a Bruxelles, ma venne visto, nel giorno della convocazione, alla bouvette dell’Ars.
“Il voto all’unanimità della Commissione regionale Antimafia su un argomento così delicato rafforza il Parlamento siciliano e dimostra ancora una volta che tutti i partiti sono a favore della legalità. Se, poi, all’interno dei partiti c’è qualcuno che pensa il contrario, sbaglia”. Così il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Micciché, che ha voluto dare il proprio saluto ai componenti della commissione, presieduta da Claudio Fava, riunita per votare la relazione finale sul cosiddetto “Sistema Montante”.
“I partiti politici sono una cosa seria e non quelle organizzazioni che qualcuno ha voluto dipingere in maniera diversa da quello che sono – ha sottolineato -. Il voto di oggi mi rende particolarmente contento”, ha concluso.
Commenta con Facebook