Solo 16 mila euro di stipendio l’anno. La provincia di Palermo è fra le più povere in Italia secondo uno studio della Cgia di Mestre. Ma in realtà c’è da fare i conti con il sommerso, il lavoro nero che dilaga in città e in provincia. Una piaga che riguarda l’intera isola e buona parte del Mezzogiorno. E’ questa in sintesi l’analisi della Cgia di Mestre che riguarda l’intero Paese ma fa un focus sulla provincia Palermitana.
Palermo risulta essere la 75° provincia italiana per reddito con appena 16.349 euro come retribuzione media annua. meno di 1.400 euro al mese. E’ basso anche il numero medio di giornate retribuite in un anno, appena 216. Il guadagno medio giornaliero per i Palermitani si ferma a 75,70 euro. Un reddito con il quale appare complesso riuscire a sbarcare il lunario per una famiglia specie di questi tempi con l’inflazione alle stelle.
L’analisi: “Sistema precario”
Al Sud e in Sicilia si lavora meno? Secondo la Cgia questi numeri hanno un perché. Anzitutto c’è la presenza di un’economia sommersa più diffusa che nel resto del Paese che, statisticamente, non consente di conteggiare all’interno degli stipendi mensili le ore lavorate irregolarmente. Ma nel meridione c’è poca industria, soprattutto hig-tech, e una limitata concentrazione di attività bancarie, finanziarie ed assicurative. Il mercato del lavoro è caratterizzato da tanti precari, molti lavoratori intermittenti, soprattutto nei servizi, e tantissimi stagionali legati al mondo del turismo.
Problema in tutta l’Isola
Ovviamente il “nero” non solo un affare Palermitano ma siciliano. La Sicilia si piazza terza nella classifica nazionale per il lavoro sommerso e abusivo, subito dopo la Calabria e la Campania. Secondo un recente studio condotto dall’Osservatorio Confartigianato Sicilia nell’ambito della campagna nazionale “Occhio ai furbi! Mettetevi solo in buone mani”, il 18,5% delle imprese siciliane sarebbero irregolari. Quasi 100.000 imprese artigiane abusive e 280.000 lavoratori non regolari.
I numeri del sommerso
Il quadro tracciato dall’osservatorio di Confartigianato è desolante. In Italia si aggirano 3,2 milioni di “fantasmi”, tra lavoratori irregolari e operatori abusivi. Un mondo parallelo che pesa con un macigno sulla crescita del nostro Paese e minaccia il lavoro degli imprenditori regolari. La piaga del lavoro sommerso non risparmia nessuna regione d’Italia, specie il Sud Italia. In particolare, in base ai dati emersi a livello regionale sull’economia non osservata (2019) in Sicilia gli occupati non regolari sarebbero 280 mila, di cui 95.600 indipendenti non regolari. Il primato negativo per lavoratori indipendenti non regolari è detenuto da Palermo (21.800), seguita a stretto giro da Catania (21.500). Se si va a guardare più nel dettaglio i settori maggiormente investiti dal fenomeno sono Agricoltura (37,0%) e Costruzioni (22,0%), mentre per il Manifatturiero esteso si registra un peso del lavoro irregolare ridotto (11,3%).






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