Altro che Ave Maria e religione. Come spesso accade ai tempi dei social, dove ci sono dei veri e propri “investigatori” che pescano qui e lì le incongruenze riportate dai media, anche la storia Marisa Francescangeli, l’insegnante che aveva detto di essere stata sospesa per 20 giorni per aver fatto recitare l’Ave Maria agli studenti, non sarebbe proprio come l’ha raccontata la docente.

Una storia tra l’altro così convincente che persino l’assessore regionale all’Istruzione, Mimmo Turano, ne aveva parlato, indicando un suo futuro come consulente della Regione.

La storia e la verità dell’ufficio regionale

È da una settimana che sulla maestra di San Vero Milis, in Sardegna, ne parla l’Italia. Ma solo Adnkronos, l’altro giorno, ha intervistato Francesco Feliziani, il direttore dell’Ufficio scolastico regionale, come racconta in un articolo che ricostruisce il tutto “Sardinia Post”.

“Non si è trattato – ha detto il dirigente del ministero della Pubblica istruzione con sede a Cagliari – di un provvedimento dettato da ‘furia iconoclasta’, come l’ha definito il presidente Christian Solinas – sottolinea all’Adnkronos – ma di un iter garantista seguito dall’organo collegiale di competenza”. L’ultimo episodio dell’Ave Maria fatta recitare in classe ai bambini sarebbe solo l’ennesima segnalazione contro la maestra, finita altre volte nel mirino non solo da parte dei genitori ma anche per proteste sollevate da altri docenti. E sempre sulle pratiche religiose impartite ai bambini durante le ore di lezione.

In buona sostanza, la sospensione di venti giorni inflitta alla maestra è un’azione disciplinare che è un cumulo con i precedenti richiami. “Non è stata un’Ave Maria in classe” ha ribadito il dirigente scolastico della Sardegna all’agenzia di stampa. Normativa alla mano, dopo un tot di segnalazioni, scatta infatti il provvedimento più corposo, come appunto la sospensione dal servizio e anche la riduzione dello stipendio.

L’olio sui bambini

Non solo: Marisa Francangeli avrebbe usato l’olio di Medjugorje per ungere i suoi studenti e avrebbe impiegato teorie millenariste sulla collera di Dio per condannare comportamenti a suo dire peccaminosi. Il preside dell’Istituto, Pino Tilocca,ha spiegato su Facebook la versione delle istituzioni.

L’accusa del preside

Secondo il dirigente scolastico, la maestra avrebbe detto due bugie: “La prima è l’affermazione di essere stata sorpresa dal provvedimento nei suoi confronti, di cui dichiara non aveva cognizione. Questa affermazione non può corrispondere a verità perché il primo atto di avvio di un procedimento disciplinare è la comunicazione all’interessato che viene informato degli addebiti a suo carico e invitato a presentarsi per un colloquio assistito dal suo sindacato o da un legale, oppure in alternativa a inviare una memoria difensiva. La maestra – continua Tilocca – non può non aver ricevuto questa comunicazione e sapeva quindi benissimo che c’era in atto un procedimento nei suoi confronti”.

Tilocca fa riferimento all’intervista rilasciata dalla Francangeli all’indomani della sospensione, in cui “la maestra ha dichiarato alla stampa di essersi limitata ad un paio di preghiere e alla realizzazione di un rosario”. In realtà ci sarebbe stata “la proiezione di filmati contenenti disastri naturali che vengono attribuiti alla furia del Dio vendicatore dei peccati mondani (maledetti sodomiti) e dell’unzione riparatoria dei bambini con l’olio proveniente da quel business blasfemo che è Medjugorje”.

Turano, la difesa dell’insegnante e il ruolo da consulente

“La maestra sospesa per le preghiere in classe la prenderò come consulente”, aveva detto in un video pubblicato sui social l’assessore all’Istruzione della Regione Siciliana Mimmo Turano intervenendo sul caso della maestra. “E’ incredibile – afferma Turano – quanto succede in Italia, la maestra che conosce Matteo Messina Denaro viene sospesa per dieci giorni mentre una maestra che fa recitare le preghiere in classe durante il periodo natalizio viene sospesa per 20 giorni. Che senso ha! Io la prendo come consulente!»

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