Entrano nel vivo in questo fine settimana le assemblee congressuali del Pd nelle quali presentare le mozioni. A metà mese dalla procura congressuale dovrebbe uscire il nuovo segretario eletto. Ma il clima è rovente dopo il Commissariamento della procedura con l’arrivo di un commissario inviato dalla segreteria romana e dopo la polemica rinuncia di Antonello Cracolici che aveva offerto la propria candidatura ma l’ha ritirata per effetto del silenzio avuto come risposta.

Alla conferenza stampa di Cracolici ha risposto, ospite di Talk Sicilia, il segretario uscente e candidato ad essere riconfermato Anthony Barbagallo. Ora ospite degli studi di BlogSicilia è lo stesso Cracolici che si dice deluso soprattutto dalla segreteria nazionale a dalla mancata comprensione di quel che accade nell’isola.

 

“Avevo dato una disponibilità al di là della mia persona. Lo scopo era quello di avviare una riflessione sulla situazione siciliana e cercare una candidatura che fosse condivisa e di mediazione, che portasse ad una ricomposizione.  Serviva una composizione politica vista la radicalizzazione che si era determinata nelle settimane scorse a partire dalle regole congressuali. Una radicalizzazione che ha addirittura portato a un commissariamento dell’Assemblea regionale del PD per definire le procedure congressuali con un commissario che è stato nominato da Roma. Quindi si è arrivati a un punto in cui neanche sulle regole c’era stato più la possibilità di trovare una sintesi”.

“Io ho sempre sostenuto che un congresso di radicalizzazione dello scontro, un congresso di resa dei conti, di muro contro muro, è un congresso che non finirà mai, con il rischio di indebolire il PD in una fase nella quale dobbiamo, invece, prepararci alle sfide che riguarderanno la futura Assemblea regionale, il futuro presidente della Regione, il Parlamento nazionale, le grandi città che sono chiamate al voto, a partire da Palermo”.

“Il Pd è utile nella misura in cui è un Pd coeso ed è in grado anche di essere attrattivo non solo per tanti elettori ma anche in un mondo in cui dobbiamo costruire un sistema di alleanze. Ecco la mia preoccupazione è di un congresso che possiamo definire a somma zero. Per questo ho offerto una disponibilità con un preciso obiettivo: invitare la segreteria nazionale a trovare una candidatura condivisa a segretario, non necessariamente nella mia persona, al fine di evitare questo scontro”.

Barbagallo eletto all’unanimità quasi 5 anni fa

“E’ sotto gli occhi di tutti: Barbagallo ha diretto il partito per quasi cinque anni, dopo essere stato eletto all’unanimità e conclude questo suo mandato con una divisione radicale soprattutto tra l’azione del partito e quella del gruppo parlamentare. Che piaccia o no, è la rappresentanza istituzionale del Pd”.

“Le polemiche che hanno preceduto questa fase congressuale fatte di attacchi diretti alle iniziative del gruppo, dimostrano che c’è un partito debole, non in grado di orientare anche l’attività del gruppo. E questa debolezza rischia di perpetuarsi e credo che questo sia un danno, un danno esiziale”.

“Io ce l’ho messa tutta al fine di come dire consentire una valutazione che servisse a superare in avanti i problemi che ho che ha oggi il PD. Prendo atto che si vuole andare a un congresso come dire. Di scontro ripeto non è quello che mi preoccupa mi preoccupa il dopo congresso che temo sarà più lungo di quello che serve un congresso stesso e quindi avevo sottoposto questa valutazione alla luce di quello che è avvenuto non credo che ci siano più le condizioni per mantenere la mia disponibilità.

Un silenzio imbarazzato da Roma

“Io ci ho provato, ce l’ho messa tutta a partire dal 16 aprile quando ho scritto una nota alla segretaria nazionale. La risposta è stata di silenzio. Mi pare che il silenzio in alcuni casi vale più delle parole. Quindi ho la sensazione che non c’è una consapevolezza della complessità della vicenda siciliana. Mi dispiace avrei voluto che magari mi si rispondesse anche contestando la mia valutazione, magari dicendomi che sono esagerato”.

“Credo che la proposta che alla fine in qualche modo in queste ore si sta definendo della ricandidatura di Barbagallo contribuirà a esasperare lo scontro nel PD e questo mi preoccupa”.

Si perde ad ogni elezione ma Barbagallo smentisce

“Io credo che sia sotto gli occhi di tutti: già dalle regionali,  alle nazionali, poi alle europee. E per finire anche in queste elezioni provinciali, seppur di secondo livello, mi pare che in giro per la Sicilia c’è una condizione del PD particolarmente diciamo di difficoltà. I numeri sono numeri e sui numeri non ci possono essere interpretazioni: è un dato ora”.

“Uso una metafora calcistica: quando una squadra perde o dai una scossa e cambi l’allenatore oppure, siccome non puoi cambiare tutti i giocatori, devi trovare una diversa via di uscita. Mi pare che qui non ci sia consapevolezza della gravità della situazione”.

“Ora io non attribuisco solo a Barbagallo questa responsabilità ma è chiaro che bisognava trovare un modo per suscitare un interesse nuovo. La sensazione che ho è che si stia andando avanti facendo finta di non capire.

Cracolici parte attiva delle scelte del partito fino ad oggi

Ma Barbagallo da questi studi ieri ha invitato Cracolici a far pace anche con il suo ruolo nelle scelte del partito fino ad oggi.

“Non so se era un’accusa o una valutazione, io certamente non sono uno che è stato in vacanza in questi anni. Anche io magari avrò le mie responsabilità sulle condizioni in cui oggi versa il PD ma ripeto il tema. Io non ho nulla contro Barbagallo. Ho sostenuto persino quelle regole congressuali che in qualche modo sono state poi definite perché non credo al partito delle primarie per scegliere il segretario regionale di un partito. Voglio un partito strutturato, organizzato e quindi penso che la parola degli iscritti per scegliersi i suoi dirigenti deve valere più dello stato d’animo degli elettori che vengono magari a un gazebo una volta l’anno”.

“Detto questo io credo che il problema non è partecipare alle scelte, certo ho contribuito a definire pezzi di strategia politica, ma la direzione del partito non l’ho avuta io. Io non mi sono mai occupato di gestire, del come strutturare il partito nel territorio, nella nella società. Se c’è questo sfilacciamento e questo scollamento a partire dal gruppo parlamentare con la segreteria regionale c’è una riflessione da fare. Peraltro Barbagallo, fino a due anni e mezzo fa, è stato parte del gruppo parlamentare all’Ars, era stato per dieci anni, forse anche di più parlamentare regionale quindi conosce la dimensione anche del Parlamento al di là delle chiacchiere o delle esternazioni”.

L’operazione non ha funzionato

“Devo dire con rammarico che dobbiamo prendere atto di come questa operazione non abbia funzionato. Se non si prende atto di questo c’è un problema. Io ho chiesto a lui stesso, a Barbagallo, ma che te ne fai di una segreteria regionale quando dal giorno dopo l’elezione sarai chiamato a legittimare ogni pensiero e ogni azione perché ci sarà sempre chi proverà a delegittimare quello che fai. Questo è il risultato di un partito figlio dello scontro: questo è quello che temo per i prossimi mesi. Spero di sbagliarmi ma temo che succederà, che ci occuperemo più di noi al nostro interno piuttosto che della Sicilia. E questo è il grande, grave rischio che corre il Pd siciliano. Salvo che non si pensi che basta il PD nazionale, che basta il marchio, che siamo un brand e la gente arriva a noi perché siamo il PD”.

“Secondo me non è così. Io penso a un partito territoriale, un partito che abbia un’idea della Sicilia. Si certo anche un partito di respiro nazionale ed europeo ma che abbia un radicamento nella società siciliana, che usi spesso il dialetto per farsi capire dai siciliani e non solo la lingua italiana perché se perdi di vista la tua capacità di essere riconosciuto tra la gente fra cui vivi e operi rischi di essere una sovrastruttura rispetto alla società siciliana. E questo rischio io temo che lo stiamo correndo”.

Il rischio di un Pd in frantumi dopo il congresso

“Un congresso serve a chiudere una fase e ad aprire un’altra l’indomani guardando ad una strategia aperta alla società. Temo, invece, che questo congresso durerà a lungo, con reciproche accuse e delegittimazione continua. E diventerà una paralisi politica”.

“Io sono un uomo che ha un’idea della Sicilia alternativa a questa destra. Ma per essere alternativi non basta predicarlo ma bisogna praticarlo e quindi costruire quella pratica anche di relazioni, di alleanze, di autorevolezza che ti mette in grado di essere considerati affidabili. Allora questo è il rischio che il partito, al di là delle volontà personali, possa finire imprigionato in una sorta di continua ricerca del chi ha avuto ragione. Inevitabilmente un partito più fragile, un partito più debole: questa è la mia preoccupazione.

Deluso dalla segreteria nazionale, quello che succede in Sicilia si ripercuoterà a Roma

“Mi sento deluso del fatto che a queste mie istanze si sia risposto col silenzio. E sono preoccupato perché vuol dire che non si ha consapevolezza neanche a Roma che quello che succederà in Sicilia inciderà anche a Roma. Perché pensare di vincere le prossime elezioni nazionali senza un Pd e una base progressista forte in Sicilia è una velleità illusoria”.

La video intervista integrale