Non accenna a placarsi la polemica sui cuffariani nel Pd, anzi si sposta su un terreno politico interno al partito rischiando di far altare il tesseramento 2016. Nel giorno in cui si riunisce il comitato di garanzia piove come una saetta l’attacco del giovane renziano dell’Ars Luca Sammartino che abbandonando la prudenza chiede l’intervento del partito romano e denuncia un sistema di tesseramento irregolare nel catanese con sistemi simili a quelli raccontati sabato a BlogSicilia dal segretario renziano Carmelo Miceli che a Palermo racconta di aver dovuto far presidiare alcuni siti per garantire il tesseramento democratico e secondo le regole .

“C’è un solo modo per il Pd per uscire dall’impasse e dalla polemica sviluppatasi in questi giorni: regole finalmente uguali per tutti, nel catanese come nel resto d’Italia, sol per parlare di ciò che conosco – dice Sammartino -. Basta con i Baroni e le baronie. Basta con le lezioni di moralità tenute sempre dalle medesime persone. Bisogna dire no ai ‘signori delle tessere’ ed iniziare, finalmente, ad applicare davvero le regole democratiche che il partito si è dato ma in Sicilia non rispetta. Bisogna permettere un tesseramento aperto e trasparente”.

E’ un attacco diretto, dunque, quello di Luca Sammartino, una delle giovani ‘new entry’ nel Pd che ha aderito meno di un anno fa insieme a tutto il suo gruppo ex Articolo 4, portando nel partito 5 deputati regionali.
“In un provincia come quella di Catania nella quale la maggior parte dei circoli non ha neanche una sede fisica e dunque viene percepito come inesistente, appare surreale che non si sia fatto neanche un calendario pubblico per la campagna di tesseramento. Una circostanza che la dice lunga sul fatto che le tessere siano sempre in mano ai soliti noti che non si curano del rispetto delle regole e dello statuto del partito”.

“E’ una logica alla quale non ci siamo prestati e per questo siamo rimasti fuori dallo stesso tesseramento. Oggi non c’è una sola tessera che possa essere riferita a Luca Sammartino, oltre la mia, e non si tratta certamente di carenze di consenso o di seguito”.

“Avevo chiesto che il tesseramento si svolgesse secondo le regole per far vivere ai tanti militanti e simpatizzanti, e non soltanto al ceto politico, la voglia e la scelta di aderire fisicamente a un progetto fatto di idee e dei valori andando a ritirare personalmente la propria tessera”.

“Ma i ‘signori delle tessere’ hanno avuto paura di una simile operazione trasparenza e hanno scelto una campagna vecchia maniera, quasi ‘carbonara’. Il tesseramento nel Pd, dunque, è gestito, ancora oggi, dalle stesse persone che lo gestivano dieci anni fa. Allora quale moralità brandiscono? Nel resto d’Italia il tesseramento è aperto a tutti nel rispetto delle regole etiche e morali che il partito di è dato, perché la Sicilia deve sempre fare eccezione in negativo?”.

“Quelle che emergono in questi giorni sono le voci della paura di pochi che temono di perdere il controllo del partito. Ma il Pd cresce e si evolve e non può restare sotto il controllo sei soliti noti. Il Pd deve rispettare i propri valori e pretenderne il rispetto da parte degli iscritti mostrandosi anche aperto, trasparente e democratico”.
“E’ a questa idea di Pd che abbiamo scelto di aderire, ora come allora, venendo accolti da tutte le componenti del partito comprese quelle che oggi sembrano volere scegliere una strada diversa”.

“La riunione del Comitato di garanzia, peraltro prevista dal regolamento a conclusione di ogni campagna di tesseramento, non deve diventare il pretesto per regolamenti di conti personali. Per questo è opportuno un intervento a livello nazionale che garantisca il rispetto delle regole come peraltro avevano già richiesto nelle scorse settimane a garanzia delle centinaia di simpatizzanti che non sono stati messi nelle condizioni di iscriversi”.

“Il Pd cresce e si evolve e lo fa non attraverso una mutazione genetica che sarebbe una iattura. Al contrario mantiene i suoi ideali ma, nelle mani di Renzi, sta superando la paura di cambiare e deve proseguire sulla strada tracciata proprio dal segretario Premier: quella della politica del fare, dello stare fra la gente e nel territorio recependo le esigenze che vengono dal basso, facendo le riforme sempre annunciate a mai messe in pratica per cambiare volto a questo Paese”.

“Nessuno ci parli di scalate al potere o di assalti alla diligenza. La nuova generazione politica del Pd non ragiona in termini di scalate. Dice basta alle rendite di posizione che per anni sono state il fulcro dell’attività politica di pochi. Le scelte future le faranno gli elettori non i notabili di partito”.

“Nella terra di Pirandello – conclude Sammartino – è fin troppo facile eleggersi a paladini della moralità senza mai assumersi alcuna responsabilità per ciò che avviene. E’ fin troppo facile cercare capri espiatori esterni o interni per nascondere la propria incapacità di governare il cambiamento. Alla luce di tutto ciò è obbligatoria anche una riflessione politica. Una valutazione che ciascuno dei notabili, dei baroni, dei dirigenti dovrebbe fare con se stesso, nel silenzio, interrogando la propria coscienza così come dovrebbe fare anche chi ha avuto la responsabilità di fare da arbitro di una partita che gli è sfuggita di mano invece di lavarsi le colpe continuando a ululare alla Luna”.

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