Si intitola Storia di una “compagnia” che ancora continua. Da Gioventù Studentesca a Comunione e Liberazione: 60 anni di presenza Cristiana a Palermo ed è il libero di Francesco Inguanti presentato ieri – giovedì 30 novembre – alla Lumsa di Palermo.
A presentare il volume il professore Sebastiano Marco Cicciò, professore a contratto di Storia contemporanea, Giuseppe Notarstefano, professore di Statistica economica e presidente nazionale di Azione Cattolica ed Antonio Bellingreri, ordinario di Pedagogia generale.
La recensione di Sergio Cristaldi
Ne anticipiamo i contenuti in questa recensione di Sergio Cristaldi.
La ricchezza della vita religiosa di Palermo, oltre che esprimersi in figure di primo piano come Pino Puglisi, Biagio Conte, si documenta in movimenti e in associazioni parrocchiali di notevole spessore. Tra i movimenti, un ruolo significativo spetta a Comunione e Liberazione, che a Palermo ha conosciuto una lunga storia e attualmente dimostra con vivacità l’iniziativa che gli è propria. Sicuramente utile, perciò, riepilogare il percorso di questa vicenda, come fa adesso Francesco Inguanti nel volume Storia di una compagnia che ancora continua (sottotitolo Da Gioventù Studentesca a Comunione e Liberazione: 60 anni di presenza a Palermo), apparso nel capoluogo isolano lo scorso luglio, presso Seristampa. Per l’esattezza, Inguanti si ferma qui all’inizio degli anni ’70, con la promessa però di offrire una seconda puntata che dia conto almeno del decennio successivo.
Com’è noto, C.L. a livello generale, gode di importanti pubblicazioni, anzitutto la monumentale storia in tre volumi proposta da Massimo Camisasca (Comunione e Liberazione Milano, Edizioni San Paolo, 2001-2006) e quindi la vita del fondatore dovuta ad Alberto Savorana (Luigi Giussani, Milano, Rizzoli, 2013). Se entrambe le intraprese nascono con i crismi dell’ufficialità, numerose sono poi le pubblicazioni nate autonomamente, fra cui i volumi proposti da Francesco Ventorino. Se quest’ultimo apparteneva al Movimento (ma la mossa di concepire e proporre quegli scritti era interamente autonoma), altri hanno guardato dall’esterno, con maggiore o minore vicinanza a C.L.; e non sono certo mancati i casi dove l’interesse si è mescolato con l’intenzione di raccomandare linee di condotta, basti pensare al recente contributo (tutt’altro che imparziale) La profezia di CL, di Marco Ascione (Milano, Solferino, 2013) con diffuso ed eloquente sottotitolo (Comunione e liberazione tra fede e potere. Da Formigoni alla rivoluzione di Carròn e oltre).
Per il quadro complessivo, insomma, esistono strumenti corposi, esenti o viziati che siano da tendenziosità. Ma c’è molto da fare a livello di vicissitudini particolari, diciamo così “locali”, per le comunità insomma di questo o quel luogo, che a volte possono esibire durate ragguardevoli, pur se attraversate da qualche iato (tutto il movimento, del resto, patì una crisi tra il ’68 e i primissimi anni ’70, sotto l’onda d’urto della “contestazione” per antonomasia). La ricerca di Francesco Inguanti si muove appunto lungo questo tracciato, o più precisamente, data la lacunosità delle fonti, fa del suo meglio per farlo apparire, lasciando per lunghi tratti la parola ai protagonisti stessi, scovati e interpellati con indubbia abilità. Pur di lasciare loro lo spazio più ampio possibile, Inguanti li cita a lungo, a costo qualche volta di ricominciare la narrazione complessiva dal punto di partenza. E se il volume presenta una scansione bipartita, accludendo a una serie di cinque capitoli una nutrita Documentazione, è anche vero che assume da subito quote documentarie, stante il rilievo concesso ai ricordi, ai racconti, alle valutazioni dei testimoni di volta in volta chiamati in causa.
Ciò non significa affatto rinuncia dell’autore al suo ruolo, abdicazione al compito di immettere il fiume qua e là capriccioso delle testimonianze entro argini certi e stabili. Inguanti il suo mestiere lo fa e sin dalle prime pagine insinua un giudizio di fondo, valido del resto non solo per la comunità di Palermo, ma per tutto il movimento, anche quando non si chiamava ancora C.L., bensì Gioventù Studentesca, annoverando come suoi membri studenti delle Superiori. Punto qualificante, dalla Lombardia alla Sicilia, “era la testimonianza di una vita rinnovata dalla fede”, ragion per cui i giessini non frequentavano più le parrocchie, “ma vivevano nell’ambiente, soprattutto in quello scolastico”. E lì, nelle scuole, non incontravano nessuno dell’Azione Cattolica, la cui attività si svolgeva prevalentemente in parrocchia (l’affinità con l’A.C. proposta di recente da un bilancio molto orientato mostra a riguardo la sua inconsistenza).
Pur valorizzando al massimo coloro che ha sollecitato e intervistato, Inguanti resta in ogni momento il regista, agisca in maniera aperta o si muova sottotraccia, secondo le varie circostanze e opportunità. Il suo mestiere lo conosce, anche perché viene da un rodaggio non indifferente, un volume dedicato a un sacerdote attivo ancora una volta nel capoluogo siciliano, Don Carmelo Vicari parroco a Palermo, apparso nel novembre 2021, presso la Rs Artigrafiche di San Giovanni Gemini (Ag)., Con discrezione, Inguanti si presentava in quel caso semplicemente come «curatore», desiderando lasciare il primo piano alla personalità e alla “voce” di Vicari stesso, e ritagliando per sé un ruolo subordinato. Ma un siffatto understatement non deve ingannare. Nella stessa intervista finale, dove le domande si presentano semplicemente come sollecitazione dell’interlocutore, il filo lo governa quell’interrogare mirato e progressivo, offrendo le tappe da ricostruire e rivisitare.
Non sfugga una circostanza singolare: Inguanti qui sta sollecitando un parroco che per lunghi anni, mentre svolgeva il suo ufficio, seguiva al tempo stesso la realtà di C.L. a Palermo. C’è sì distinzione, ma non necessariamente contraddizione, e tanto meno contraddizione insuperabile, fra l’uno e l’altro polo, che possono riuscire, in linea di principio e di fatto, complementari, con reciproco arricchimento. È merito non secondario di Inguanti averlo compreso, valorizzando la propria esperienza, approfondendo quello che gli era accaduto e continuava ad accadergli.
Ci sono buone ragioni, dopo aver letto Storia di una compagnia che ancora continua, per attendere il secondo volume. Magari spinto più in là, di poco, di tanto, rispetto alla soglia cronologica che Inguanti adesso ha voluto prefigurare; per prudenza, per senso del limite, magari per farci una sorpresa.
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