Quando aprendo le pagine della cronaca di Palermo, ho appreso del clochard ucciso da un ragazzo rom di sedici anni, solo per derubarlo di 25 euro, ho avuto la visione di un ragazzino lasciato solo ad affrontare la vita, la sua crescita, perché un ragazzino che non ha sviluppato il rispetto degli altri, che non conosce amore per il prossimo, che non riesce a provare amore per niente e per nessuno, e uccide, è un ragazzino che non ha ricevuto amore. E dire ciò nei confronti di un ragazzino rom, che nella migliore delle ipotesi vive in una famiglia allargata, intriso di una cultura zingara che fatichiamo a comprendere, che è stato usato già da piccolo per fare cassa quotidiana portato in braccio per impietosire i passanti, e che vive dentro un sistema di valori che non riconosciamo, é fin troppo facile. Diversa apparirebbe questa prospettiva applicata ai nostri figli, benestanti e non, che vivono una realtà familiare e sociale quandanche accettabile se non privilegiata, e a cui, ne siamo certi, non è di certo mancato l’amore. Ma ne siamo davvero così certi?

Le storie di adolescenti aggressivi e volenti riguardano però tutte le fasce sociali, non ne facciamo una questione razziale.

Qualche giorno fa a Ragusa un cretino di ragazzino, prepotente aggressivo e bullo, ha mandato in ospedale il suo insegnante con prognosi di una settimana, perché lo aveva giustamente rimproverato delle sue malefatte e vessazioni. A Corinaldo un altro cretino di ragazzino, qualche settimana fa al concerto di quel “tascio” (persona che si veste male) di Sfera Ebbasta, ha pensato di dare in piena discoteca due spruzzate di spray al peperoncino e, per il panico che ha creato, ha provocato la morte di 5 persone. Al Liceo Garibaldi di Palermo, altri due cretini di ragazzini, hanno dato anche loro una spruzzatina di spray al peperoncino e hanno scatenato il vero e proprio scappascappa scuolascuola di studenti e insegnante. Storie diverse che Insieme sembrano concorrere a tratteggiare comunque l’immagine dell’adolescente cretino medio, che proprio perché è adolescente, forse, e dico forse, è cretino.

La caratteristica dell’adolescente cretino medio è proprio quella di voler scoprire cosa succede se ci si spinge oltre il limite minimo scontato del buon senso conosciuto. Ciò che fa l’adolescente è deliberatamente voluto, programmato senza avere, però, la benchè minima cognizione di quelle che saranno “realmente” le conseguenze delle sue azioni.

Ma quegli adolescenti non sono cretini: é tutta una questione di amore.

Uno studio di qualche anno fa, condotto da uno psicologo della Brock University dell’Ontario, Gordon Hodson, su 15000 bambini di età compresa tra i 10 e gli 11 anni, ha dato una mezza spiegazione, a questi fenomeni sempre più diffusi di aggressività adolescenziale, correlando all’età dei soggetti che mostravano un Quoziente Intellettivo più basso, la manifestazione di comportamenti discriminatori e razzisti intorno ai trent’anni.

Quindi persone meno intelligenti in teoria, compiono azioni più aggressive, per un deficit dell’esame di realtà, che li spinge a non cogliere i nessi di causa/effetto.

E se pensiamo che la mamma dei cretini è sempre incinta ne consegue che non avremmo via di scampo e che tutti quelli che hanno un QI basso prima o poi faranno un gesto lesivo, a scapito degli altri, gli intelligenti.

Per fortuna così non è, e le generalizzazioni non hanno mai trovato, nel mondo scientifico, un reale riscontro. Così come non vera è la tendenza a credere che l’aggressività sempre più diffusa degli adolescenti sia l’esito di una cattiva educazione familiare, di una mancanza di interesse degli insegnanti nei loro confronti o l’esito della logica antropologica del branco, o ancora (e questa è la più diffusa) l’esito di una società che invece di evolvere piuttosto involve e si incarta sui propri e stessi valori umani.

Se fosse vero che i gesti più efferati li compiono i cretini, non assisteremmo ad episodi di violenza estrema inflitti da persone molto più che intelligenti addirittura geniali, a volte, nelle loro trame omicide. Né avremmo dei figli estremamente intelligenti impastati con la rabbia, incapaci di controllarsi, che covano odio e che di tanto in tanto esprimono inaspettate esplosioni aggressive.

Gli adolescenti pensano invece di non essere amati (in primo luogo dai propri genitori, poi dai loro insegnanti, a volte anche dai loro stessi compagni di scuola, dai loro stessi coetanei), o comunque l’amore che ricevono non è l’amore di cui hanno esattamente bisogno, e se i più se ne fanno una ragione, alcuni i meno robusti emotivamente, non ci riescono e reagiscono con altrettanto non amore. Le reazioni sono le più diverse, molte hanno il colore del cinismo, altre hanno quello della discriminazione, non poche della prevaricazione agita, le più eclatanti della violenza, anche mortale, e in ultimo quella del vittimismo che, nei casi più rari, li porta alla violenza autoinflitta estrema, li porta al suicidio.

Alla base c’è la rabbia, che nasce dalla frustrazione, al di là di tutto, di non sentirsi amati e si struttura in una sorta di pensiero compensatorio che ripete: dato che voi non mi amate, neanch’io vi amo! E l’intensità della rabbia è proporzionale alla quantità di amore che pensano di non ricevere! Anche il quindicenne di Aprilia che ha fatto esplodere tre bombe molotov, non si è sentito amato, e per rispondere alla derisione di alcuni compagni di scuola bulli ha addirittura attentato alla loro vita, restituendogli il loro non amore, con altre cinque bombe nello zainetto che non ha fatto in tempo a far esplodere.

Cosa fare quindi? Come riuscire a farli sentire più amati, se la rabbia e l’odio e ancora peggio l’indifferenza emotiva che mostrano a volte, sono figlie di questa frustrazione?

Se loro avessero lo spazio e le parole per dirlo, sarebbe bellissimo apprenderlo da loro, cosa è giusto fare!!!

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