Tenta la carta della legittimità costituzionale di una norma che ha cambiato la procedura penale per minori la difesa della 17enne accusata di aver sterminato madre e due fratelli durante un rito di liberazione dal demonio ad Altavilla Milicia, nel palermitano. L’avvocato difensore ha sollevato la questione di legittimità costituzionale del decreto Caivano che ha introdotto il divieto di messa alla prova per i minori imputati (tra l’altro) dei reati di omicidio aggravato e violenza sessuale.
Il difensore, che ha posto la questione davanti al Gip dei minori Nicola Aiello in udienza preliminare, ritiene incostituzionale la norma poiché limiterebbe la funzione di riabilitazione affidata all’istituto della messa alla prova per i minori.
Udienza rinviata
Il pm ha chiesto di ritenere la questione irrilevante è manifestamente infondata. Il giudice si è riservato e ha rinviato all’udienza di giovedì 26 settembre alle ore 14,30.
Si è dunque conclusa così la prima udienza che ha portato la prima imputata a comparire davanti ad un tribunale, quello dei minori. Secondo quanto la stessa ragazza ha confessato e in base agli accertamenti che l’accusa presenta al giudice per le indagini preliminari, la diciassettenne avrebbe avuto un ruolo primario nell’esorcismo letale di cui è considerato responsabile il padre, Giovanni Barreca, che sarebbe stato istigato dalla coppia di predicatori Sabrina Fina e Massimo Carandente.
Inizialmente la ragazza venne considerata una superstite dagli investigatori ma presto si comprese che doveva avere avuto, invece, un ruolo nel delitto. Davanti al giudice per le indagini preliminari Nicola Aiello sono state presentate le accuse di omicidio plurimo e occultamento di cadavere.
Avrebbe infierito in particolare sul fratello maggiore Kevin, 16 anni, saltandogli sulla pancia e legandolo con catene e cavi elettrici. Poi avrebbe partecipato alle torture inflitte al piccolo Emanuel di 5 anni, tenendolo legato a letto fino alla morte per stenti, infine avrebbe dato fuoco al cadavere della madre.
Nella sua confessione la diciassettenne sostenne che lei e suo padre erano sotto l’influenza della coppia di predicatori ma adesso rischia una condanna a 30 anni solo perché il rito minorile esclude l’ergastolo, da qui l’eccezione della difesa in sede di udienza preliminare
Nessuna traccia di un mandante occulto
Intanto prosegue il percorso del processo ordinario a Termini Imerese e da questo non emergerebbe alcun coinvolgimento esterno nella strage di Altavilla Milicia, dove Antonella Salamone e i suoi figli Kevin ed Emanuel, di 16 e 5 anni, sono stati uccisi lo scorso febbraio. Le indagini, concluse dalla Procura di Termini Imerese, non hanno rilevato tracce di un presunto “santone” o mandante occulto che avrebbe potuto ispirare o guidare a distanza il massacro.
Analizzati telefonate e messaggi, nessuna prova di un coinvolgimento esterno
L’analisi di centinaia di file contenenti audio, trascrizioni di conversazioni e messaggi dei quattro indagati non ha fornito elementi a supporto dell’ipotesi di un coinvolgimento esterno. La Procura, pertanto, ritiene che il perimetro del triplice omicidio sia limitato a Giovanni Barreca, sua figlia diciassettenne, Sabrina Fina e Massimo Carandente, attualmente in carcere.
Le dichiarazioni di Barreca e la smentita degli altri indagati
Giovanni Barreca, in diversi colloqui con il suo avvocato, aveva fatto riferimento a un misterioso individuo con cui Massimo Carandente avrebbe comunicato durante il rito esorcistico. Secondo Barreca, questo individuo avrebbe potuto fornire istruzioni su come disfarsi del corpo di Antonella Salamone, ritrovato poi sepolto nel giardino.
La versione di Sabrina Fina e Massimo Carandente
Sabrina Fina e Massimo Carandente negano qualsiasi accusa di omicidio. Entrambi ammettono di aver utilizzato i loro telefoni durante i giorni della strage, ma solo per comunicare con persone esterne al contesto del delitto. La coppia sostiene di essere stata ospite a casa di Barreca per circa una settimana con l’obiettivo di placare gli animi tesi della famiglia attraverso la preghiera.
Perizia psichiatrica per Giovanni Barreca
Proseguirà nel carcere di Barcellona Pozzo di Gotto la valutazione psichiatrica su Giovanni Barreca. I periti dovranno stabilire se al momento della strage l’uomo fosse capace di intendere e di volere e se sia in grado di partecipare al processo. La relazione dovrà essere consegnata al Gip Valeria Gioeli entro il 13 novembre.
La linea difensiva di Barreca
La difesa di Barreca, rappresentata dall’avvocato Giancarlo Barracato con la consulenza della criminologa Roberta Bruzzone e dello psichiatra Alberto Caputo, punta a dimostrare l’incapacità di intendere e di volere dell’imputato al momento dei fatti. Barreca, che si dice preda del delirio mistico, sostiene di non ricordare nulla della strage e di essere stato come “imbambolato”.
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