Un giovane arguto e brillante, che chi conosceva oggi non può fare a meno di ricordare con strazio. Gabriele Minì, un ragazzo palermitano di appena 29 anni che sognava di fare il magistrato nella sua città è morto, stroncato da una terribile malattia che non gli ha lasciato scampo.

A ricordarlo con grande dolore è Nando Dalla Chiesa, figlio del Generale Carlo Alberto, direttore di Cross, l’Osservatorio sulla Criminalità organizzata.

Scrive Nando Dalla Chiesa: “Gabriele Minì, il nostro sorridente e arguto dottorando palermitano, non c’è più. Portato via da un male terribile che gli era stato diagnosticato dal 2016 ma che lui aveva nascosto a tutti.
Aveva partecipato al bando per “Studi sulla criminalità organizzata” e aveva iniziato a vivere a Milano nel 2017, come volesse al tempo stesso sfidare e godersi la vita che aveva. Temeva che un solo accenno alla sua malattia procurasse disagio ai suoi amici e compassione da parte dei docenti chiamati a giudicarlo.
Gentile, simpatico, solare, amato dai compagni, profondo e profondamente palermitano, desiderava onorare con il proprio impegno la scia di vittime innocenti lasciata dalla storia della sua città, di cui chiedeva incessantemente racconti e spiegazioni al padre.
Le sue qualità umane e di studioso (aveva vinto anche il concorso di avvocato e una borsa alla Fondazione Falcone) resteranno nella vicenda di questa comunità umana, civile e scientifica che è CROSS, e nella memoria del nostro dottorato.
Mentre sento il dovere di ringraziare Gabriele per la fiducia con cui si è rivolto a noi, lo voglio ricordare con l’affetto sgomento che sempre si prova per chi, molto più giovane, subisce le ingiustizie del destino, e con le parole di cui si è intessuto il nostro legame: “Si faccia sentire, Gabriele”.

Anche Maria Falcone, sorella del magistrato ucciso nella Strage di Capaci, esprime il proprio cordoglio.
Scrive Falcone: “Una notizia che mai avremmo voluto dare: Gabriele Minì, un nostro borsista, ci ha lasciati dopo una lunga malattia. Aveva solo 29 anni, un percorso di studi giuridici, un dottorato a Milano in Studi sulla Criminalità Organizzata, la passione per il diritto”.
“Gabriele era un ragazzo speciale – conclude Maria Falcone -. Metteva il cuore nelle cose che faceva e allo studio univa l’impegno civile. Gabriele aveva le idee chiare e voleva fare il magistrato a Palermo, la sua città. La Fondazione l’anno scorso gli ha assegnato una borsa di studio per un bel lavoro sulla mafia dei Nebrodi e le frodi europee. Abbracciando forte la sua famiglia e chi lo ha conosciuto e gli ha voluto bene, vogliamo ricordarlo così come è in questa foto: appassionato e generoso”.

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