Studi legali che reclutano “praticanti”, destinandoli a battere gli ospedali cittadini in cerca di potenziali clienti.
Un vero e proprio sistema organizzato, con tanto di suddivisione fra i vari nosocomi, con le aree di emergenza fra le più gettonate. Si tratta quasi sempre di giovani aspiranti avvocati che vengono inviati dagli studi legali a caccia di pazienti che, per motivi più o meno seri, hanno qualcosa da rivendicare nei confronti dell’ospedale.
Talvolta non si tratta nemmeno di aspiranti avvocati ma di giovani o meno giovani “galoppini” reclutati nelle forme più disparate.
Succede a Palermo, dove ormai da qualche tempo questo metodo si è incrementato ulteriormente, trovando terreno fertile in pazienti che, magari logorati da lunghe attese, e quindi già predisposti psicologicamente, puntano ad avviare azioni risarcitorie nei confronti dell’ospedale, nel nome di una malasanità che, più che presunta, viene considerata un principio già assodato.
Il metodo vede i “praticanti” offrire ai potenziali clienti, tariffe stracciate ( se non addirittura patrocinio gratuito), successo certo della causa e tempi celeri per ottenere risarcimenti cospicui.
E così si saldano due interessi, quello del paziente di trarre il massimo risarcimento per danni in molti casi irrilevanti se non inesistenti e quello degli studi legali di accaparrarsi più clienti possibili, giocando sulla quantità e sulla percentuale delle somme che l’Ospedale dovrà scucire, una volta condannato.
Il problema è che queste azioni risarcitorie molto spesso non hanno alcunché di malasanità e sono fondate sul nulla o comunque su aspetti assolutamente irrilevanti che non comportano alcuna responsabilità dell’ospedale.
L’avvocato Sergio Buccellato, uno dei legali interni dell’Azienda Ospedali Riuniti Villa Sofia-Cervello, sottolinea “come dal numero sempre crescente di giudizi, appaiano evidenti i continui tentativi di addossare all’Azienda responsabilità spesso inesistenti, come il proposito di trasformare eventi accidentali, come magari una caduta all’intermo degli spazi ospedalieri spesso dovuta da fretta o distrazione, in un fatto addebitabile alla stessa Azienda Ospedaliera.
E’ chiaro, prosegue il legale, che la pratica più diffusa sia quella di cercare di azionare procedure risarcitorie per errore medico, talvolta anche milionarie, sulla base di episodi che si asserisce essere casualmente riconducibili alle Aziende stesse.
In pratica entrare in Ospedale fa sorgere il diritto al risarcimento del danno da “Malasanità” , per cui chi riceve una prestazione sanitaria sembra quasi subire in automatico un aggravamento della propria condizione se non l’insorgere di una nuova patologia.
Quello è l’inizio di un percorso tendente all’ottenimento del risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali. Ma la cosa più stucchevole, aggiunge l’avvocato Buccellato, è vedere come attorno a questa pratica sia nata una rete di studi di consulenza legale, veri o semiveri, esclusivamente specializzati nel convincere gli utenti a rivolgersi a loro per intraprendere azioni nei confronti dell’Ospedale, promettendo esiti vittoriosi e risarcimenti pressoché sicuri.
Personalmente ho intrapreso le opportune azioni a tutela dell’immagine dell’Azienda, dopo aver accertato le persistenti presenze di persone non identificate atte a distribuire agli utenti in attesa nei reparti, biglietti contenenti promesse di risarcimento in caso di azioni legali in danno all’Azienda stessa.
E’ chiaro che poi in giudizio le condotte negligenti del personale medico e gli errori sanitari vanno ampiamente dimostrati.
Nessuno nega l’accadimento di eventi tragici addebitabili ad errore medico, ma è altrettanto vero che ormai sia pratica quotidiana per i legali dell’Azienda dover far fronte a continue e spesso anche grottesche, richieste risarcitorie”.
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